Sindaci, Consigli Comunali e Regioni sono favorevoli alla Regolamentazione della Cannabis: intanto il Parlamento rimane fermo in modo imbarazzante.
Eppure dovrebbero essere i rappresentanti dei cittadini, del cosiddetto “volere del popolo”, o perlomeno così spesso si dipingono per giustificare i loro enormi e spropositati stipendi; eppure come si suol dire “dormono sonni tranquilli”.
Decisamente tranquilli: tra un rinvio alle commissioni ed un migliaio di emendamenti, si arriverà in estrema tranquillità a fine legislatura, che in pratica significa “tanti saluti al DDL Cannabis Legale”.
Se da un certo punto di vista occorre rallegrarsi che una proposta fatta cosi male verrà fermata (evitato per ora il monopolio sulla cannabis e zero autoproduzione), dall’altro occorre prendere nota del fatto che, seppur una sempre maggiore pressione arrivi da Sindaci, Consigli Comunali e Regioni, il Parlamento si disinteressa completamente della questione “sicurezza” e “diritti”, ed alza la testa solo per annusare la montagna di soldi che potrebbe portare la “legalizzazione”, vista però come esclusivo business statale, riservato a pochi e per pochi, ed ormai solo da pochi (i soliti NOTI) difeso.
Dei diritti dei cittadini e della loro richiesta di legalità “chisseneimporta”.
Manifestazioni sempre più presenti sul territorio, pressione sociale, Fiere del settore e con presenza di antiproibizionismo chiaro, eventi, tutto questo non basta ancora per arrivare a toccare il cuore del potere del sistema, completamente avulso dalle dinamiche “di strada” e che insiste a considerare necessariamente la cannabis una sostanza “da controllare” e “pericolosa”, situazione ormai più e più volte smentita dagli studi scientifici e sociali.
Ed oltre al danno, la beffa.
Leggi piene di ignoranza e discriminazione riempiono ancora le carceri, cittadini che per un uso personale sono costretti ad esporsi alla criminalità, pazienti che non riescono a reperire la sostanza e che devono girare l’Italia, quando va bene, per poter ottenere informazioni dai medici, sempre che non consiglino loro semplicemente altro.
Ignoranza e discriminazione avvolgono il nostro paese, ed in tutto questo chi lotta per i diritti di tutti viene ancora, da qualcuno, additato come un “drogato”, a volte persino dagli stessi pazienti che si curano con la stessa sostanza, e solo perchè, grazie alle lotte antiproibizioniste, hanno un certificato che permette loro di usare, ripeto, la stessa identica sostanza.
E’ ora di smetterla di credere a chi sostiene che la cannabis farmaceutica sia “un prodotto controllato”.. da chi? Quali test su pazienti sono stati fatti? Siamo sicuri della necessità dei controlli? Cambierebbe qualcosa se coltivasse qualcun’altro e poi facesse controllare il prodotto? Davvero crediamo che la cannabis “della farmacia” sia l’unica della quale possiamo sapere con precisione il contenuto di principi attivi?
Occorre anche smetterla di prendere in giro le persone. Certo, è più comoda una mezza verità che tutta quanta la storia.
Questo però non significa non ammettere e notare che vi siano stati enormi passi avanti e che occorre dunque insistere sul tema.
Ma la presa di coscienza di “dove stiamo andando a parare” è parimenti necessaria:
Un Parlamento che non tiene conto delle esigenze dei cittadini e che ragiona esclusivamente, supportato dagli esperti del settore, su come costruire un businnes esclusivo sulla cannabis; e questo, sinceramente, oltre a disgustarmi, non lo lascerò accadere tacendo.
Prima i diritti di tutti, poi il vostro business di pochi.
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