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Traduzione a cura di Wu Ming 1113

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Nonostante quasi mezzo secolo di iniziative politiche inefficaci e distruttive, la “guerra alla droga”continua ad infuriare.

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In Afghanistan e Colombia la coltivazione di papavero da oppio e di coca sono ai livelli più alti mai registrati. I trafficanti e gli altri attori di alto livello nei traffici clandestini sono ricchi e potenti come mai prima. Contemporaneamente, le persone già marginalizzate che coltivano queste piante – che sono principalmente contadini e piccoli agricoltori – continuano ad essere quelli che subiscono il peso della criminalizzazione.

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La situazione negli Stati Uniti non è migliore. Secondo i Centers for Disease Control, circa 72.000 persone sono morte a causa di una overdose soltanto nel 2017. Come confronto, questo bilancio di vittime è più alto di tutte le perdite dell’esercito U.S. nella guerra del Vietnam ed in quella dell’Iraq messe assieme. Tuttavia molti legislatori in posti come l’Ohio ed il Maine sono ancora restii a quel tipo di interventi di Salute Pubblica – come ad esempio le Stanze per il consumo controllato – che mostrano statistiche comprovate riguardo il numero di vite salvate.

In paesi come lo SriLanka ed il Bangladesh, nel frattempo, i legislatori non stanno semplicemente accettando uno status-quo fallimentare – nei fatti stanno regredendo. Seguendo l’esempio della “Guerra alla Droga” delle Filippine, alcuni stati stanno reagendo ai fallimenti legislativi con poco altro se non una repressione feroce e mortale.

Non tutte le storie però sono scoraggianti come queste. Cambiamenti positivi stanno accadendo nei luoghi più inattesi. Il Sud Africa ha recentemente decriminalizzato il consumo di cannabis in privato. Nel Regno Unito, l’attivismo e la mobilitazione dei cittadini hanno portato il governo a legalizzare la marijuana medica, e una serie di paesi come l’Irlanda e il Ghana, stanno prendendo in considerazione i benefici della depenalizzazione delle droghe in seguito ai documentati successi delle politiche progressiste portoghesi.

Così come è aumentato il numero di violazioni dei diritti umani in nome della ‘guerra alla droga’, allo stesso modo è cresciuta anche una solida rete di difensori delle politiche in materia di droga provenienti da tutto il mondo, tutti pronti a sfidare queste violazioni dei diritti umani e promuovere soluzioni migliori, più intelligenti e più umane.

Nell’ultimo decennio, la Global Drug Policy della Open Society e i suoi hanno sostenuto con orgoglio questi individui coraggiosi e i gruppi della società civile. Insieme abbiamo guadagnato importanti vittorie per il movimento di riforma e per il più ampio progetto di ridurre al massimo il ruolo della criminalizzazione nella politica di controllo delle droghe e contemporaneamente di promuovere la sicurezza e la salute pubblica.

Di fronte al contraccolpo, in altre parole, la comunità dei riformatori è più forte che mai. E ripercorrendo gli ultimi 10 anni di politiche globali sulle droghe, possiamo vedere quattro aree cruciali in cui sono stati compiuti grandi passi avanti, su cui il movimento può svilupparsi negli anni a venire.

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Fermare la pena di morte per reati connessi alle droghe

Secondo Harm Reduction International , le esecuzioni per reati legati alla droga sono più che dimezzate dal 2015, scendendo da 718 nel 2015 a 280 nel 2017. Questo risultato è stato raggiunto, in parte, attraverso il tenace lavoro di organizzazioni come l’Istituto di patrocinio legale comunitario dell’Indonesia (LBH Masyarakat), un gruppo di avvocati che si sono dedicati a difendere gli individui condannati all’esecuzione per reati di droga. In Indonesia, Malesia e tutto il mondo, gruppi come questi hanno ottenuto clemenza per molti degli imputati innalzando al contempo l’attenzione dei media e mobilitando la pressione sulla politica. Il loro lavoro ha salvato migliaia di vite. In paesi come Sri Lanka e Bangladesh, dove abbiamo visto la reintroduzione della pena di morte per reati non violenti di droga, abbiamo anche visto una protesta grande e corale da parte degli attivisti, che di per sé è una dimostrazione di quanto lontano sia arrivato il movimento per la Drug Policy.

Integrare i diritti delle popolazioni indigene nel movimento più ampio

Una maggiore attenzione su come il movimento per i diritti degli indigeni possa lavorare insieme al movimento per la riforma delle politiche sulle droghe ha anche restituito frutti significativi. In Spagna, per esempio, un immigrato colombiano che importava 6,3 grammi di polvere di foglie di coca (chiamato mambe) è stato falsamente accusato di traffico di cocaina. Con il sostegno del Centro internazionale per l’educazione etnobotanica, il Research & Service e l’Istituto transnazionale, il querelante, Roberto Castro, ha vinto il processo affidandosi alle testimonianze di esperti sulle pratiche indigene che contemplano l’uso della coca. Questa innovazione ha portato alla creazione di un precedente legale inatteso, ma potenzialmente importante. Questo cambiamento nel modo di pensare può essere visto fino in Colombia, dove gli sforzi per l’industrializzazione della coca hanno rafforzato le comunità di coltivatori di foglie di coca e dove è aumentata la capacità del movimento politico di fornire supporto economico, sociale e legale ai riformatori.

Decriminalizzazione e riforma legislativa

Negli ultimi dieci anni la riforma delle politiche sulle droghe ha raggiunto i suoi risultati più grandi con la depenalizzazione e la regolamentazione legale della cannabis in Canada, Uruguay e in 10 Stati USA che hanno legalizzato la cannabis ad uso ricreativo per gli adulti dal 2013. Nel continente africano, lo Zimbabwe ha seguito la via tracciata dal Lesotho nella legalizzazione della produzione di marijuana medica, e la spinta sta crescendo a livello globale, con il Lussemburgo che si sta muovendo verso la regolamentazione della cannabis per scopi ricreativi, mentre la Thailandia sembra pronta a diventare il primo paese asiatico a legalizzare la marijuana medica. Anni di lavoro da parte della Drug Policy Alliance, della Canadian Drug Policy Coalition e dell’ International Drug Policy Consortium sono stati fondamentali per molti di questi successi.

Influenzare la cultura e sfidare i parametri del dibattito pubblico

Nell’ultimo decennio, il dibattito sulla riforma delle politiche in materia di droga è uscito da porte sinora chiuse, diventando di pubblico dominio. La Global Commission for Drug Policy , un gruppo stimato di ex capi di stato, diplomatici senior e uomini d’affari di spicco, ha aperto la strada per discutere apertamente e seriamente di alternative alle attuali e dannose politiche sulle droghe. Anche il pubblico ne sta prendendo atto. Il 26 giugno 2018, in più di 200 città in quasi 100 paesi, La campagna ‘Support. Do not Punish.’ ha invitato i responsabili politici a mettere in atto politiche sulla droga incentrate sulla salute, i Diritti Umani e lo Sviluppo Sostenibile. Sempre più spesso, il movimento si è concentrato sull’utilizzo di arte e cultura per raggiungere nuovi segmenti di pubblico e influire nel dibattito. Il progetto del Museum of Drug Policy, che presenta una serie di musei pop-up nelle città di tutto il mondo, ha riunito artisti, attivisti, consumatori di sostanze psicoattive, politici e pubblico in generale, e ha ispirato discussioni difficili ma necessarie sul consumo di droga nella nostra società e sulla riforma della politiche sulle droghe. Certo, c’è ancora molto lavoro da fare. Ma in questo fase politica di forte reazione, i sostenitori di politiche sulle droghe sostenibili e umane, incentrate sulla riduzione del danno, i diritti umani e lo sviluppo sostenibile, si sono uniti per fare un fronte comune e continuare a costruire sui progressi fatti fino ad oggi. Il Global Policy Policy Program è stato onorato di far parte di questo fronte unito e rimaniamo impegnati a sostenere soluzioni radicali, a cancellare lo stigma e a compiere il lavoro cruciale, necessario per garantire un mondo in cui la ‘guerra alle droghe’ sia solo uno spiacevole ricordo.

Link all’articolo originale: https://www.opensocietyfoundations.org/voices/pivotal-decade-movement-end-war-drugs

Traduzione a cura di Wu Ming 1113

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