Alcuni fatti storici riguardanti la Cannabis come medicina

Progetto FreeWeed - Legalizzazione Cannabis
Cannabis sativa illustrazione da Vienna Dioscoride, 512 dC (Foto: Wikimedia Commons)

Cannabis sativa illustrazione da Vienna Dioscoride, 512 dC (Foto: Wikimedia Commons)

Anche se la Cannabis medica è illegale in molte parti del mondo il suo uso come medicinale risale a migliaia di anni fa.

Mentre il dibattito sulla legalizzazione della Cannabis si scalda, molti continuano a contestare il valore della Cannabis come trattamento per vari disturbi. Ma come dimostrano i seguenti fatti, la storia è molto più chiara.

1. La prima testimonianza di Cannabis medica viene dalla Cina antica.

Nel 2737 aC, l’imperatore cinese Shen Nong ha scritto un libro sulla medicina che comprendeva la cannabis come trattamento per molte condizioni. Secondo gli antichi testi cinesi, la cannabis è stato pensata per essere utile per la stitichezza, gotta, reumatismi e  distrazione.

È interessante notare che Shennong non era solo un imperatore, ma anche un farmacologo. Egli disse di aver provato centinaia di erbe su se stesso al fine di testare il loro valore medico.

2. Gli antichi egizi furono i primi ad usare la cannabis come trattamento per i tumori.

Il Fayyum Medical Papyrus (Foto: Antique Cannabis Book)

Il  Fayyum Medical Papyrus del secondo secolo, un antico testo egiziano, si ritiene che contenga il primo record di cannabis come ingrediente nella medicina della cura del cancro.

Mentre poco si sa circa i successi degli antichi trattamenti contro il cancro delle altre piante, la cannabis continua a ricevere notevole interesse come terapia per il cancro ad oggi.

3. Cannabis è stata utilizzata come medicina veterinaria nella Grecia antica.

Gli antichi Greci hanno usato cannabis per coprire le ferite e le piaghe sui loro cavalli dopo la battaglia. L’impianto è stato anche somministrato all’uomo per una varietà di disturbi, compreso il dolore e l’infiammazione dell’orecchio.

È interessante notare che la pratica della cannabis medica si crede si sia diffusa nei paesi arabi dalla Grecia antica.

4. La Cannabis medica è stata introdotta nella medicina occidentale nella metà del 1800.

Etichetta di estratto di cannabis del 19 ° secolo realizzato da Eli Lilly (Foto: Wikimedia Commons)

Nel 1830 un medico irlandese di nome William Brooke O’Shaughnessy ha osservato l’uso di Cannabis medica durante un viaggio in India.

Dopo aver studiato i suoi effetti, ha introdotto la cannabis ai medici in Inghilterra come trattamento per una vasta gamma di condizioni, tra cui spasmi muscolari, reumatismi, epilessia e dolore. Non appena sono stati pubblicati i primi rapporti della sua efficacia, la popolarità dei medicinali a base di cannabis si diffuse rapidamente in tutta Europa e nel Nord America.

5. Il nome ‘indica’ si riferisce alla cannabis indiana.

Il nome Cannabis indica è stato originariamente pensato da un biologo francese nel 1785. Jean-Baptiste Lamarck ha fatto anche visita in India per osservare una differenza tra cannabis coltivata ​​localmente ed il suo simile europeo.

La canapa europea è stata in gran parte utilizzata per scopi agricoli ed era conosciuta all’epoca come Cannabis sativa. Lamarck ha deciso di classificare la specie indiana separatamente, dandogli il nome di Cannabis indica.

6. La Cannabis è stata elencata nella Farmacopea degli Stati Uniti dal 1851 fino al 1941.

(Foto: Pixabay)

La United States Pharmacopeia (USP) fornisce un elenco dei prodotti medici accettabili ogni anno, e la cannabis è stata riconosciuta in molte delle sue prime edizioni. Ma mentre preparazioni di cannabis sono stati ampiamente prescritte alla fine del 1800, lentamente cominciarono ad essere sostituiti da droghe sintetiche nel corso del 20 ° secolo.

Dopo il passaggio del “Marijuana Tax Act” del 1937, la prescrizione di cannabis è diventata sempre più difficile ed il suo ruolo, una volta di primo piano nella medicina occidentale, fu presto dimenticato. La cannabis è stata rimossa dall’ USP nel 1942 e non è mai riapparsa da allora.

Fonte: TruthonPot.com

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One response

  1. La validità della cannabis nella cura della nefrosi sono conosciuti da secoli, cosí come è stata usata dai romani per lenire i dolori del parto, quindi è considerabile il primo gas anestetico per le partorienti.

    Ma credo che finchè rimaniamo nell’ambito medico, soprattutto in Italia, dove c’è una casta medico-farmacologica granitica e con delle forti implicazioni politico-etiche, non andiamo in nessuna direzione:
    In Italia, dove persino le erboristerie si sono viste mettere dei paletti assurdi riguardo la vendita di alcune erbe medicinali, certe usate e testate nei secoli e con effetti riconosciuti da migliaia di medici del passato.

    Dove l’emopatia, nonostante le evidenze dettate degli studi di Montagnier sulla memoria magnetica e l’assoluta mancanza di tossicità di questi farmaci, non viene comunque accettata la sua validità.

    Nonostante che, molti dei farmaci di uso comune abbiano una limitatissima sperimentazione “solo decennale” e molti di questi si rivelino molto più tossici dannosi di quanto siano utili:
    Basta vedere l’esempio del nimesulide “aulin”, che è stato uno dei farmaci più usati al mondo, si è poi scoperto quanto sia dannoso per il fegato “ecc. ecc..” ed in molti Paesi è stato vietato.

    Mentre, per alcune erbe medicinali officinali “e la cannabis naturale non è altro che questo” la sperimentazione e durata per decine di secoli e se ne conosca molto meglio la loro tossicità o se abbiano problemi minori di assuefazione o di iper-dosaggio.

    Però dobbiamo anche stabilire cosa sia la cannabis naturale e la cannabis con THC aumentato “tramite ibridazione o altro metodo bio-genetico” non corrisponde a questo canone e non può essere considerata una pianta medicinale tradizionale, ma piuttosto più simile ad un farmaco di sintesi “come il THC sintetizzato, che non può essere considerato cannabis, come la morfina non è assolutamente papavero somniferum e la cocaina non è di sicuro erythroxylum coca”.

    Questa precisazione è infinitamente importante, soprattutto perché e nel caso della cannabis medica, si dovrebbe distinguere nettamente tra i farmaci cannabinoidi “oppure tra l’attuale cannabis potenziata, e che dovrebbe essere considerata bord-line rispetto agli stupefacenti e la cannabis naturale:
    Non credo neppure che le giovani generazioni, abbiano veramente e realmente conosciuto la cannabis naturale e chi comincia a fumare oggi-giorno, usa soltanto un prodotto vegetale sofisticato, esasperato di THC e completamente standardizzato
    (Simile a certi panini di Mc Donald, pieni di colesterolo).

    Quando parliamo di cannabis medica, dovremo parlare di un prodotto naturale considerabile un preparato erboristico “fiori di un erba officinale”, prodotta soltanto con piante a crescita spontaneamente e che non derivi da sementi sofisticate geneticamente o tanto meno ibridate.

    Quindi anche il Bedrocan o altri prodotti simili, se vengono ottenuti tramite piante ad ibridazioni selettive “come la stessa cannabis coltivata attualmente in casa, se ottenuta da sementi ibride”, non può essere considerato della vera cannabis medica “nel senso tradizionale”, ma soltanto un farmaco vegetale:
    (Poichè quello che solitamente viene fatto nei laboratori farmaceutici, come l’estrazione, o in questo caso l’esasperazione di alcune molecole “il THC”, avviene direttamente sulla pianta ed a causa di metodi bio-genetici* indotti dall’uomo).
    “”*Sto parlando di genetica di basso livello, ibridazione, clonazione, ecc., non di trans-genetica..””

    Quindi una cannabis medica naturale può essere buona o meno buona “forte o meno forte”, ma con variabilità che dipendono dalle condizioni naturali e quelle reali del luogo in cui è stata raccolta”, dalla qualità del seme di origine “che può essere sativa o indica e mai un ibrido tra queste “o ottenuto artificialmente”:

    (Allora, e soltanto allora, possiamo parlare di un prodotto medico-erboristico, di un droga vegetale con caratteristiche di equilibrio naturale tra gli alcaloidi contenuti, di migliaia di anni di esperienza e sperimentazione umana, di nessun pericolo evidente ed effettivo per la salute di chi la usa, della mancanza di gravi effetti collaterali, di effettiva efficacia nella cura della patologia descritta dai testi medici antichi.)

    Mentre adesso, se consideriamo le piante attuali “ibridi esasperati, provenienti da ricerca bio-genetica e che arrivano fino al 32% di THC pre-determinato in laboratorio”, la nostra conoscenza si limita agli ultimi 2/3 decenni, e non possono essere considerati totalmente e certamente sicuri, non possiamo sapere se siano assolutamente privi di feroci ed imprevisti effetti collaterali, o tanto meno si può parlare della droga* cannabis naturale.
    “”*droga in termini tradizionali, erboristici, droga vegetale, come per tutte le piante officinali e come dovrebbe essere realmente..””

    In questo caso, non sono i proibizionisti che ci stanno mettendo la corda intorno al collo, ma siamo noi stessi che stiamo salendo da soli sul patibolo:
    Anche se la colpa è sempre del proibizionismo, che ha costretto le persone a questi eccessi dettati dalla necessità di nascondersi ed ha condotto ad una standardizzazione del prodotto “da sballo”.

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