
Purtroppo avevamo avvisato che questi famigerati “trattati” sarebbero stati fortemente di intralcio per la realizzazione di eventuali referendum sulla cannabis, sia a livello regionale, come avvenuto in Sardegna, sia in futuro a livello nazionale, qualora la tematica non venga inserita precisamente all’interno dei temi modificabili dall’espressione popolare.
Infatti, i trattati internazionali che “regolano” la cannabis sono: la Convenzione unica degli stupefacenti del 1961, la Convenzione sulle sostanze psicotrope del 1971 e la Convenzione delle nazioni Unite contro il traffico illegale di stupefacenti e sostanze psicotrope del 1988.
Persino il Canada è considerato “in violazione” dei trattati internazionali, ma “con riserva”, ai quali hanno apposto un asterisco per precisare che il Canada è si in regime di violazione per la cannabis, ma che gli altri Paesi accettano che rimanga tra gli aderenti.
L’Italia non è il Canada, e la pressione politica e sociale non è nemmeno lontanamente paragonabile.
Dunque in Sardegna non si farà nessun referendum sulla cannabis.
A bocciare la proposta del comitato Pro Sardinia, come riporta in edicola La Nuova Sardegna, è stato l’Ufficio centrale regionale che ha dichiarato inammissibili i referendum sulla cannabis.
“Le convenzioni internazionali che ne bloccano il traffico, firmate anche dall’Italia, vanno rispettate”.
Nonostante dunque le oltre sessantamila firme raccolte in pochi mesi, il referendum popolare non sarà autorizzato.
Il Comitato Pro Sardinia sta preparando un ricorso sul tema.