Lo hanno soprannominato “lo squalo”, “il cannibale”, “il pescecane”.
Ma ai Giochi di Rio abbiamo scoperto un altro Michael Phelps: il papà innamorato che appena esce dall’acqua dopo aver vinto la sua ennesima medaglia corre ad abbracciare il figlio Broomer; un vero uomo oltre che un grande atleta.
Michael Phelps è cresciuto senza il papà, che se andò di casa quando aveva 8 anni, e non era quello che potremmo definire un bambino modello.
Era anzi iperattivo, rompeva qualunque cosa gli capitasse sottomano, non stava mai attento a scuola.
Aveva grosse orecchie a sventola e veniva deriso dai suoi compagni che gli aveva affibbiato un soprannome odioso: “signor Spock”.
Il suo pediatra gli diagnosticò la sindrome del deficit di attenzione e di iperattività, gli somministrò uno psicofarmaco e consigliò alla mamma di iscriverlo a nuoto.
Nell’acqua, si pensava, avrebbe potuto convogliare meglio la sua energia compressa, ma il primo impatto con le piscine fu pessimo.
Nella sua autobiografia, Phelps ha raccontato che odiava gli spruzzi d’acqua in faccia, si deconcentrava presto, non riusciva mai a fare quello che il maestro gli chiedeva.
Forse per questo che si avvicina alla Cannabis, per i suoi lati evasivi, certamente, ma molto probabilmente per positivo l’effetto sull’attenzione, come provato da molti studi che confermano l’utilità della cannabis nel contrasto dell’ADHD; ed avviene il suo cambio di passo personale.
Piano piano, però, il nuoto inizia a diventare la sua ragione di vita. Sogna di essere come Ian Thorpe, il suo idolo, di arrivare alle Olimpiadi e vincere la medaglia d’oro.
Bob Bowman, un allenatore, intuisce che quel ragazzo ha talento e inizia a seguirlo, fino a lanciarlo nei professionisti.
Da allora, contando tutte le competizioni internazionali a cui ha preso parte, ossia Giochi olimpici, campionati mondiali, mondiali in vasca corta e Giochi PanPacifici, ha ottenuto in totale 81 medaglie: 65 d’oro, 13 d’argento e 3 di bronzo.
Dal 2001 al 2009 ha battuto 39 record del mondo in otto discipline, tra cui i 100 metri, i 200 farfalla, 200 m e 400 m misti, che ancora detiene.
Ci sono stati, però, anche problemi nella sua carriera per il suo uso personale di cannabis.
Nel febbraio del 2009, una foto ritrae Phelps mentre fuma erba da un bong.
La foto (sotto), venne scattata ad una festa presso la University of South Carolina, e si è rivelata autentica come Phelps avrebbe poi ammesso, molto tranquillamente.
Le conseguenze però, purtroppo per lui sono state anche negative: il nuotatore ha perso la sponsorizzazione del suo sponsor Kellogg, è stato sospeso per tre mesi dalla USA Swimming, ed è stato biasimato dai media.
Alla luce della comprovata esperienza di Phelps di astenersi dalle sostanze dopanti, una sospensione per aver fumato erba ad una festa sembrava eccessiva per alcuni.
Questa piccola problematica con la legge (sbagliata) non ha fermato la voglia di Phelps ne ha intaccato le sue passioni: non è mai stato trovato a livelli superiori al consentito di THC nei test e mai è risultato positivo a qualsiasi test antidoping, ed è di recente entrato nella storia delle Olimpiadi.
Ne sta parlando tutto il mondo in questi giorni: nessun atleta, mai, aveva riportato tante vittorie olimpiche quanto Michael Phelps.
Prima della strabiliante prestazione del nuotatore americano il record, in questo campo, spettava al greco Leonida di Rodi, che dal 164 al 152 a.C. ne aveva riportate 12, vincendo tre gare di corsa in ciascuna delle quattro successive Olimpiadi che si erano tenute in quegli anni: lo stadio (su un rettilineo equivalente ai nostri 200 metri), il diaulo (due stadi: circa 400 metri) e la corsa degli opliti (400 metri, in cui il corridore indossava l’elmo, lo scudo e gli schinieri, fino a quando, verso la metà del V secolo, questi ultimi vennero aboliti).
In una ipotetica classifica dei migliori, poco al di sotto di Leonida si trovava un altro corridore, Ermogene di Xanto – che come ricorda lo storico Pausania i greci soprannominarono «cavallo» – vincitore di tre prove (sempre stadio-diaulo-corsa degli opliti) sia nell’ edizione dell’ 81 sia in quella dell’ 89 d.C., mentre nell’85 d.C. si era limitato al diaulo e alla corsa degli opliti.
Ora il primato spetta a Michael Phelps, consumatore di cannabis per uso personale, l’uomo che ha distrutto, speriamo definitivamente, il tabù della pigrizia associata all’uso di cannabis.
Regular cannabis use will make you slow and lazy and steal all your ambition also harm your health just ask 20x gold winner Michael Phelps
— Xeni Jardin (@xeni) 10 agosto 2016
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