Perché il CBD non ha valenza psicoattiva?
Quando si parla di cannabis e psicoattività, stiamo parlando esclusivamente dei recettori CB1, che si concentrano nel cervello e nel sistema nervoso centrale.
La differenza tra CBD e THC si riduce a una differenza fondamentale nel modo in cui ognuno interagisce con il recettore 1 dei cannabinoidi (CB1).
Il THC si lega bene con i recettori dei cannabinoidi CB1; Il CBD invece ha una bassa affinità di legame per i recettori CB1. E questa ne è la sostanziale differenza nell’azione.
Pensate a come una spina elettrica ed il collegamento a una presa a muro. Una molecola di THC è perfettamente sagomata per connettersi con i recettori CB1.
Quando ciò accade ed avviene il collegamento, il THC attiva o stimola tali recettori CB1.
I ricercatori definiscono così il THC un agonista del recettore CB1, il che significa che il THC lavora per attivare quei recettori CB1.
Il THC imita parzialmente un neurotrasmettitore prodotto naturalmente conosciuto come anandamide, alias “la molecola della beatitudine.”
L’anandamide è un endocannabinoide (prodotto naturalmente dal corpo umano) che attiva i recettori CB1.
Gli studi sugli animali ci hanno insegnato che l’anandamide può aumentare l’appetito ed aumentare il piacere associato con il consumo di cibo, ed è probabilmente responsabile di alcuni degli effetti gratificanti dello svolgere esercizi.
L’anandamide svolge anche un ruolo nella memoria, la motivazione ed il dolore.
Il THC è una “chiave” che ricorda così da vicino l’anandamide, che attiva i recettori CB1, e consente di produrre alcune di quelle stesse sensazioni di beatitudine.
Il CBD, al contrario, non è una buona chiave per i recettori CB1.
E’ classificato come un antagonista dei recettori CB1.
Ciò significa che non agisce direttamente per attivare o sopprimere i recettori CB1, ma, piuttosto, agisce per sopprimere le qualità di attivazione del THC nei recettori CB1.
In altre parole, quando si usano THC e CBD, il THC stimola direttamente i recettori CB1, mentre il CBD agisce come una sorta di modulatore della funzione del THC.

Come funziona nella vita reale?
Diciamo che si volesse vaporizzare un fiore di cannabis con il 24 per cento di THC.
Se questo fiore ha lo 0,2 per cento di CBD, il THC sta per eccitare i vostri recettori CB1 con quasi nessun supporto del CBD.
Si può sentire estremamente high, e si potrebbe anche sperimentare alcuni degli effetti meno desiderabili del THC, come ad esempio una sensazione accresciuta di paranoia temporanea in alcuni soggetti già predisposti.
Se si consuma cannabis con il 24 per cento di THC e CBD al 6 per cento, però, il CBD dovrebbe avere un effetto frenante sul THC.
Vi sentirete ancora high, ma il CBD dovrebbe drenare l’effetto euforizzante e drenare il side-effect (effetto discesa).
Questa differenza di psicoattività ha avuto profonde implicazioni politiche.
Alcuni hanno erroneamente etichettato THC come se fosse il “cattivo cannabinoide” ed invece il CBD il “cannabinoide buono.”
I legislatori hanno fatto passare molte leggi riguardanti solo il CBD soprattutto negli Usa negli Stati del Sud, nel tentativo di permettere ai pazienti di accedere a questo cannabinoide vietando il suo fratello psicoattivo.
Ma il ricercatore sulla cannabis Raphael Mechoulam ha spesso parlato dell’ “effetto entourage”, l’idea che cannabinoidi e terpeni possano lavorare meglio insieme che separatamente.
Riferimenti
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