Nel Mondo si continua a legalizzare, in Italia si criminalizza persino la “Light”

Non è questione di essere favorevoli o meno alla cosiddetta “light”, che noi per primi abbiamo sempre criticato fortemente come situazione eccessivamente commerciale; si tratta serenamente di rendersi conto di quanto arretrato sia il nostro paese sulla tematica cannabis.

Si, perchè la light non è nient’altro che una varietà della cannabis che vogliamo liberare; ed il passo indietro minacciato (ed in alcuni casi già applicato) rischia di danneggiare tutti, non solo gli imprenditori del settore.

Fino al 2016 le tisane si vendevano tranquillamente, e la legge 242 avrebbe dovuto certificarne la possibilità, quantomeno; purtroppo dall’ultima sentenza della Cassazione sembra che qualunque fiore di cannabis (qualunque) sia possibile di sequestro preventivo per verificarne la sussistenza di requisiti “droganti” riferiti alla famigerata 309/90, il testo unico sugli stupefacenti, la legge che rende illecito il consumo di qualsiasi sostanza “drogante”, e che dunque punisce anche la cannabis ed i suoi consumatori, dato che il THC è considerato appunto sostanza “drogante”.

Le sentenze precedenti sulla 309/90 hanno espresso un indirizzo per i giudici per stabilire la sussistenza di questa “soglia drogante”, fissandola a 0,5% di THC.

Ma come sappiamo questa appare ad oggi una soglia di indirizzo fissata nelle tabelle della 309/90.

Esattamente come avviene ad oggi per la “soglia” tra uso personale e spaccio per la cannabis: secondo la 309/90 essa è fissata a 500 mg di THC, pari al possesso di circa 5 grammi di cannabis con il 10% di THC.

Questa “soglia” dovrebbe determinare automaticamente il possesso personale, evitando il reato di spaccio e facendo ricadere automaticamente nella sanzione amministrativa; purtroppo sappiamo che non sempre è così, specie se subentrano altri “fattori” come presenza di impianto di coltivazione, vasi, piante in vegetativa, coltelli, bilancini, confezionamento in dosi, ecc. ecc.

Anche la “soglia” tra lieve entità e spaccio è veramente complicata e soggetta ad interpretazioni, delle quali qui forniamo la più diffusa:

Ergo anche questa soglia, come la precedente e quella prima ancora, è molto ambigua e, come tutta la legge 309/90, necessita di una riforma totale che noi stiamo sostenendo congiuntamente incardinata nel Manifesto per la Cannabis Libera (qui il link: www.manifestocannabislibera.it)

Inoltre, situazione ora sottovalutata, la sentenza potrebbe nelle sue espressioni far prevalere l’indirizzo giuridico della stessa, ossia la scelta di non autorizzare la vendita di prodotti sotto forma di fiori e derivati della pianta in modo diretto non riconoscendola negli indirizzi della legge in questione (242/2016), questo a prescindere dalla eventuale finestra aperta con le ultime righe rimandanti al quantitativo “attivo”, che rimane incardinato nella 309/90.

Quindi il limbo potrebbe essere solo appena iniziato.

Siamo ovviamente dalla parte dei commercianti che hanno sempre lavorato in modo etico con uno sguardo sul sociale; siamo vicini alla azione di protesta organizzata da Virgilio Gesmundo nel suo negozio di Caserta, il Grow Shop Green Planet, al quale il titolare si è incatenato dopo la chiusura per controlli da parte del Questore.

Tutto questo accade mentre nel resto del mondo si procede spediti verso la Libertà totale della Cannabis; è notizia di poche ore fa che negli Stati Uniti, in Illinois, sia stata varata una nuova normativa che regolamenterebbe la cannabis ad uso ricreativo, per tutti, con uno sguardo attento a chi ne fa uso medico personale, tutelando la coltivazione. E tutto questo passando a livello parlamentare, senza troppe opposizioni di partito e di ideologie superate dai dati e dai fatti.

In Africa ed in Asia si procede con una regolamentazione statale lenta ma continua, mentre molti Stati delle Americhe corrono davvero veloci, finalmente. In Europa si sonnecchia, ma molti si stanno muovendo, almeno in autonomia, come in Spagna (consumo tollerato – no vendita pubblicizzata – solo CSC riservati), Portogallo(depenalizzato il consumo), Germania (più livello medico), Olanda (tollerato tutto – autorizzati i negozi al pubblico) e tanti altri, tra cui manca ovviamente l’Italia, dove si è fermi purtroppo penalizzati da una normativa assurda che arresta ancora innocenti per la coltivazione personale di due piante di cannabis, o trascina i consumatori in un limbo sociale assolutamente controproducente per tutti.

Noi non ci fermiamo però. Insisteremo nell’informazione e nella pressione civile sul tema a noi caro delle libertà personali, per tutti.

Il 17 giugno porteremo la voce di tutti i consumatori, i coltivatori e gli amanti di questa straordinaria pianta, vittime di un sistema ingiusto, al Ministero della Giustizia, presentando il Manifesto per la Cannabis Libera ad oggi sottoscritto da oltre 150 realtà tra aziende ed associazioni e sostenuto da oltre 18.000 sottoscrizioni singole, valutando la situazione attuale, chiedendo chiarezza, proposte normative, azione sociale e parlamentare, risposta alle esigenze immediate dei cittadini, dai consumatori agli imprenditori, dai pazienti ai sostenitori tutti.

Siamo sempre stati abituati a sopportare le ingiustizie, a stare silenziosi nell’angolo dalla parte del torto, con la minaccia di un isolamento sociale per le nostre abitudini personali; non è così. Non siamo emarginati e non vogliamo esserlo ne sentirci così. Siamo protagonisti di un cambiamento epocale, di un momento storico che verrà forse dimenticato presto appena arriveremo al nostro obiettivo, ma del quale non verranno dimenticati mai i veri sognatori, chi ha sacrificato la propria vita per liberare la nostra cannabis. E’ tempo di organizzarsi, resistere, rispondere, movimentarsi ancora una volta. E non sarà facile. Quello che posso dirvi forse vi sembrerà banale, ma è l’unica certezza ad oggi: non sarete mai soli.

#FinoAllaLibertà

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