Articolo di Manuel Haze, fonte Haze.Academy
La direzione nazionale antimafia si schiera a favore della legalizzazione della marijuana, purché questa avvenga sotto monopolio di stato, vietandone l’autocoltivazione. Una scelta che potrebbe rivelarsi sbagliata.
Nei giorni scorsi la Direzione nazionale antimafia – nella persona del Procuratore nazionale Franco Roberti – si è espressa a favore di una disciplina che attribuisca ai Monopoli di Stato in via esclusiva la coltivazione, la lavorazione e la vendita della cannabis, esprimendo tuttavia parere contrario per quanto riguarda l’autocoltivazione della marijuana, sia in forma privata che associata ( ovvero tramite i cannabis social club).
Le motivazioni di questa presa di posizione sono da ricercarsi nelle parole di Francesco Curcio, sostituto procuratore nazionale antimafia, che intervenuto al convegno a favore delle droghe leggere organizzato dall’associazione “Not Dark Yet”, ha cercato di spiegare il punto di vista della DDA sul tema dell’autocoltivazione.
Secondo Curcio infatti permettere l’autocoltivazione ( sopratutto in forma associata) della marijuana ai privati potrebbe rivelarsi un pesante autogoal per l’antimafia, la quale ha espresso parere favorevole alla legalizzazione della marijuana per uno scopo ben preciso: sottrarre alla criminalità organizzata un mercato che negli ultimo 20 anni ha generato un valore di circa 400 miliardi di euro. Perché Curcio parla di autogol? Secondo l’antimafia in Italia esiste il fenomeno della creazione di finte associazioni e cooperative per far rientrare nella legalità i traffici illeciti dei criminali, pratica che ovviamente verrebbe riprodotta anche nel settore della cannabis.
Preso così il ragionamento dell’antimafia non fa una piega. Il problema sorge quando proviamo ad applicare questo concetto alla realtà: la criminalità organizzata investe in tutti i settori economici, se dovessimo applicare a tutte le attività lo stesso concetto che l’antimafia vorrebbe applicare al settore della cannabis, dovremmo dire addio all’economia di mercato. Negare la libertà degli individui per paura della mafia è una sconfitta.
Tralasciando il concetto etico e sociale della libertà di un individuo ( che potrebbe non essere universalmente condiviso), esistono altre motivazioni per cui il monopolio di stato sulla cannabis è una pessima idea.
#1 I PREZZI
Il Monopolio è una forma di mercato non concorrenziale dove un’unica impresa ( nel nostro caso lo stato) controlla l’offerta di un bene o un servizio. In altre parole in un settore monopolistico esiste un’unica impresa che vende un determinato prodotto e non esiste alternativa. Se la cannabis venisse assoggettata ad un economia di monopolio lo stato sarebbe l’unico a poter vendere la marijuana ( salvo nel caso in cui lo stato stesso non rilasci delle concessioni come oggi ad esempio avviene per il gioco d’azzardo, idea al momento non contemplata) e quindi l’unico a decidere i prezzi. Senza una vera concorrenza i prezzi potranno essere decisi a seconda delle necessità di far cassa da parte dello stato, in altre parole con il Monopolio non ci sarà mai una “guerra dei prezzi al ribasso” e a subire lo svantaggio di questa situazione saranno ovviamente i consumatori.
#2 L’INNOVAZIONE
Un altro grande svantaggio della cannabis sotto monopolio di stato è la totale assenza di una corsa all’innovazione. In un mercato dove c’è un unico protagonista ad offrire il prodotto non ci sarà mai una vera e propria necessita che spinga l’impresa ad innovare, per il semplice fatto che in quel settore, non esistendo nessuna alternativa, non c’è il rischio di perdere quote di mercato. Se gli Stati Uniti ci hanno insegnato una cosa sul mercato della cannabis è che questo rappresenta un settore ad alto tasso di crescita tecnologica. La così detta corsa all’oro verde che stiamo ammirando in America è data proprio dalla grande spinta innovativa che il mercato della marijuana è in grado di offrire. Senza innovazione non avremo mai una crescita qualitativa del settore della marijuana e questo andrà ancora una volta a discapito dei consumatori, scordatevi le Cannabis Start-up, imprese innovative in grado di offrire prodotti e servizi all’avanguardia.
#3 LO SLANCIO ECONOMICO
Uno dei grandi vantaggi che la legalizzazione della cannabis porterebbe al nostro paese è sicuramente quello della crescita occupazionale. Con la nascita di un nuovo settore economico potremmo assistere alla nascita di nuove aziende, dove gli imprenditori concentreranno i loro investimenti. Nuove assunzioni dunque, ma anche nuove imprese che pagano le tasse, il tutto a vantaggio della comunità. Ovviamente in un economia di monopolio tutto questo non sarà possibile, o quantomeno lo sarà in forma estremamente ridotta. Relegare il settore della cannabis ai Monopoli di Stato equivarrebbe a perdere comunque il treno della corsa all’oro verde.
#4 LA VARIETÀ DEI PRODOTTI
Come può un unico soggetto soddisfare l’esigenza di tutti i consumatori? Evidentemente la DDA ignora che il settore della marijuana è composto da un numero praticamente infinito di prodotti. Se ci soffermiamo a pensare a quante strains ( tipologie) di marijuana esistono sul mercato riusciamo a capire che una sola impresa non sarà mai in grado di soddisfare i bisogno di tutti i consumatori. Per non parlare dei migliaia di prodotti derivati dalla marijuana che oggi possono essere prodotti ( hashish,concentrati, prodotti farmaceutici etc.) e che con la legalizzazione saranno sicuramente richiesti dai consumatori.
#5 IL CONTRASTO ALL’ILLEGALITÀ
Come detto all’inizio, il motivo principale del parere favorevole dell’antimafia alla legalizzazione della marijuana è quello di voler sottrarre alla criminalità organizzata un business miliardario. Ma siamo sicuro che la cannabis di stato riesca in questo intento? Secondo Valter Giovannini, procuratore aggiunto di Bologna, la cannabis prodotta dallo stato sarebbe “troppo costosa”, dunque meno gradita ai consumatori e sostanzialmente “fuori mercato”; a meno che lo stato non decida di produrre in perdita. Altro grande interrogativo è proprio quello che riguarda l’autocoltivazione. La DDA si dice assolutamente convinta che una volta legalizzata la marijuana di stato, l’autocoltivazione diventerebbe un concetto superato, e dunque il fenomeno cesserà di esistere. Quello che la Direzione nazionale antimafia ignora è che l’autocoltivazione non è solo un fenomeno guidato dall’assenza di prodotto sul mercato ( se escludiamo lo spaccio), ma una vera e propria passione in cui migliaia di growerz in tutta Italia impiegano il loro lavoro e know how, che potrebbero essere sfruttati – legalmente- a vantaggio dell’intero settore.
Vogliamo davvero combattere la criminalità organizzato sottraendole un business miliardario e allo stesso tempo prendere il treno della corsa all’oro verde? LIBERALIZZIAMO la marijuana, con i dovuti accorgimenti. Il monopolio non è la soluzione.
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