Riportiamo, dal sito della Million Marijuana March l’analisi della vicenda, di questi giorni, “EasyJoint”.
“OSTE COM’È IL VINO?” – Dolcevita, Marola e Easy Joint, una infinita fucina di pubblicità ingannevole!!!
Dal sito dolcevitaonline leggiamo: “...Ad ogni modo Marola smentisce ciò che molti hanno affermato in questi mesi sulla marijuana light: «È scorretto affermare che la cannabis leggera sia uguale al canapone. Questo infatti è un prodotto di scarto della lavorazione industriale, è amaro e al sapore di clorofilla, la cannabis light è invece composta da infiorescenze selezionate appositamente per lo scopo in base al gusto e alla qualità dei principi attivi»..”.
Le 52 varietà di canapa con THC inferiore allo 0,2%, autorizzate dalla Comunità Europea per gli utilizzi agronomici, comunemente denominate “canapone”, sarebbero un “prodotto di scarto della lavorazione industriale” e invece quelle utilizzate da Easy Joint non sarebbero tra queste, ma addirittura selezionate per il gusto e la qualità dei principi attivi????
Sebbene sia vero che alcune varietà furono selezionate anche per accentuare la presenza di particolari terpeni dall’aroma agrumato individuate nelle piante di provenienza per ottenere la ” Orange” o la ” Citron”, non è questo il caso della canapa utilizzata per questa discutibile operazione commerciale speculativa.
Il sapore delle infiorescenze femminili dipende principalmente da altri diversi fattori e varia a causa della tecnica colturale praticata ma soprattutto della tecnica di essiccazione scelta: Il gustoso aromatico sapore delle infiorescenze che può essere dolcissimo, è il risultato di più elementi che concorrono in sinergia tra loro a partire da ciò di cui si sono nutrite le piante nella fase vegetativa e in fioritura, dipende dalla qualità del terreno dove hanno affondato le loro radici, dal momento scelto per la raccolta, dalle caratteristiche pedoclimatiche del luogo ove è posto il campo. Al gusto concorrono la quantità di precipitazioni o siccità nella fase finale della fioritura e soprattutto l’escursione termica oltre che la temperatura massima assoluta raggiunta nella maturazione, che determinano quantità, intensità aromatica, titolazione dei principi attivi e quindi qualità della resina. Una pianta precoce che arriva a maturazione al culmine del periodo caldo, se coltivata in pianura dove le temperature sono più alte, non potrà essere saporita come una cannabis tardiva o coltivata a quote di alta collina o pedomontane, i terpeni sono olii aromatici volatili e oltre i trenta gradi evaporano. Anche una abbondante irrigazione nella fase finale della maturazione floreale unita a scarsa escursione termica non produrranno la stessa quantità di resina di un identico clone della stessa pianta coltivata nelle condizioni opposte. Quindi è evidente che, anche se conciata bene non sarà certamente mai amara, ma neanche potrà avere lo stesso intenso aroma delle altre, rispetto alle quali ha meno resina. Il risultato finale del sapore, è anche determinato dal tipo di terreno e dai nutrimenti da esso assorbiti, se sono o no troppo azotati (che nel caso un poco di retrogusto amaro lo lasciano), dalla scelta del luogo, dal clima al momento della raccolta ( in siccità o in clima umido nella fase finale) a quale punto della maturazione ( cambia se é acerba, mediamente matura o molto matura ), se in luna calante come si dovrebbe oppure in crescente, ma, SOPRATTUTTO, senza dubbio; il gusto è determinato DALLA ESSICCAZIONE che, se molto lenta come nella “concia”, permette la trasformazione della clorofilla in zuccheri. La più dolce delle “Orange” ha un sapore amarissimo se essiccata velocemente e qualsiasi infiorescenza femminile di “canapone” ma senza semi, è dolcissima se essiccata lentamente e ad arte, soprattutto se da agricoltura biologiaca vera.
Sulla rivista Dolcevita online, abbiamo letto la risposta di Marola ( riportata acriticamente) alla famosa domanda “oste com’è il vino?”, perpretando la versione ( offensiva della intelligenza dei lettori, probabilmente considerati idioti ) delle misteriose cime selezionate per il gusto e la qualità dei principi attivi, oltretutto anche contraddicendosi con versioni contrastanti. Nella ” intervista” si parla di infiorescenze di Eletta Campana ( come indicato anche sulle confezioni ), mentre sul sito easyjoint.it, le tre varietà citate (Futura 75, Finola e Fedora) sono tutte monoiche, ossia ermafroditi dalle quali è impossibile ottenere infiorescenze femminili senza semi. Quindi? Qual’è questa selezione per il gusto e qualità dei principi attivi? Volendo essere buoni, prenderemo in considerazione solo la Eletta Campana che è la migliore opzione, visto che le altre tre varietà sono state selezionate e sono coltivate proprio per ottenere la massima resa per la produzione di semi da trasformare in olio e farina e non certamente per il loro sapore.
Prendiamo quindi in considerazione solo la migliore delle loro varietà, che però, non è neanche lontanamente come illustrata dal commerciante parmense. Se fosse stata ottenuta per il sapore, nella certificazione sarebbe stata illustrata questa caratteristica, indicando anche quali “antenate” sarebbero state utilizzate per ottenere questa varietà con quelle proprietà.
Sul sito del CRA-CREA, nella descrizione nel certificato di registrazione della “Eletta Campana” (ottima varietà da fibra a basso tenore di THC, consentita per gli utilizzi agroindustriali, come previsto dalla normativa vigente in Europa), abbiamo però trovato altro sulla tardiva varietà da biomassa e fibra, adatta alle aree del sud Italia, come si può constatare nel documento pubblicato di seguito.
CREA – Eletta Campana varietà dioica adatta alle regioni meridionali: http://sito.entecra.it/portale/public/documenti/Innovazioni/95ecfab2-b48f-fba8-bd68-54f01b340583.pdf
Della operazione commerciale non condividiamo nulla e non solo per l’ingannevole stile pubblicitario. Non apprezziamo l’ingiustificabile esoso rapporto prezzo qualità (incerta) per qualcosa che come il nome suggerisce, dovrebbe essere utilizzato per “facili canne”. Sono infiorescenze femminili di canapa (canapone), non certificate da AGRICOLTURA BIOLOGIA. Sulla confezione è dichiarato “senza additivi chimici” e ciò non escude che siano state coltivate in terreni inquinati o normalmente utilizzati per l’agricoltura convenzionale, dice solo che non sono stati utilizzati e non che non ci siano. Che poi in tal caso, poco o nulla cambierebbe per chi le utilizza, soprattutto se le fuma, assimilandone così, attraverso gli alveoli polmonari, direttamente nel sangue senza neanche la protezione della barriera digestiva quelle sostanze inquinanti estratte dal terreno. La canapa è una pianta fitodepuratrice e di conseguenza, molto più di altre è in grado di estrarre e fissare, soprattutto nelle proprie sommità fiorite, le sostanze inquinanti presenti nel terreno, che ne rendono indispensabile una coltivazione in terreni assolutamente sani.
Per giunta, non sono indicate sulla confezione la o le aziende che la hanno coltivata. Vengono vendute a 17 euro confezioni da 8 grammi ( poco piú di due euro al grammo) dei quali una buona parte sono semi. Togliendo lo scarto dei rametti e dei semi, il prezzo netto al grammo è quasi quello di una “ganja” scadente al mercato nero, certamente più cara della “albanese” narcomafiosa. Si tratta di un prodotto vegetale dalla imprecisata provenienza e qualità per il quale, il rapporto qualità prezzo, non supera, a nostro avviso, i pochi centesimi al chilogrammo. Probabilmente, a quanto ci pare di poter supporre, non si tratta di canapa coltivata e essiccata allo scopo, anche perche altrimenti massimo a novembre sarebbe stato possibile avere le confezioni pronte, ma da una idea successiva, realizzata poi racimolando fiori nelle balle di canapone da fibra/biomassa di diversi produttori. Canapa tagliata ed essiccata in campo la scorsa estate per essere poi stipata in rotoballe. E se così fosse ma é solo una ipotesi, non è neanche escludibile la presenza di muffe che potrebbero aver generato micotossine che, se fumate, possono provocare infiammazioni bronchiali e mal di testa, anche a giorni di distanza.
Non sono neanche gli unici dubbi che ci poniamo, non conoscendone l’ origine, quelle infiorescenze schiacciate, potrebbero addirittura provenire in parte, da coltivazioni di canapa utilizzate per fitodepurazioni. Ci chiediamo quindi se ( senza certezze ma sperando di ricevere risposte atte a dissipare i nostri timori), in assenza di tracciabilità e certificazione attendibile da parte di un ente terzo: qualcuno ha fatto le analisi in laboratori ufficiali per scongiurare in questo prodotto, la involontaria presenza causata, da coltivazione in terreni inidonei come metalli pesanti, diossina, esafluoro derivati, anticrittrogrammici, diserbanti, ect.?
Si tratta di un prodotto che la campagna pubblicicitaria ci propone come Cannabis Light legale e tutta la scelta pubblicitaria a partire dal nome della ditta che lo commercializza ne indica l’uso. Eassy Joint, é “canna facile” tradotto in italiano e ci dicono che ” ..EasyJoint è pensato e concepito come prodotto in sostituzione del tabacco sia nella preparazione di un joint sia come sana alternativa alle sigarette..” .Non ci interessa la percentuale di THC in essa contenuta, ci preoccupa che possa essere venduta a caro prezzo una cannabis di non accertata qualità e innocua atossicità per essere fumata, soprattutto da quelle fasce molto giovani e spesso inconsapevoli ( non sono sicuramente gli users esperti/e il targhet dei potenziali clienti) alle quali si rivolge l’offerta commerciale, come si può constatare osservando la proposta pubblicitaria in rete, è facile comprendere come sia stata recepita e da chi, semplicemente osservando le discussioni e i commenti nei social. Del resto il messaggio è esplicito, come si può vedere in questo inserto pubblicitario dichiarato ( dal quale proviene il precedente virgolettato consultabile interamente al seguente link: http://www.dolcevitaonline.it/easyjoint-la-cannabis-light-e-arrivata-anche-in-italia/ .).
Ma la rivista di settore “più coraggiosa d’Italia”, ha pubblicato altri tre entusiastici articoli sull’argomento senza porsi domande o l’ombra di alcuna critica.
ATTENZIONE!!!!
NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE INALARE I FUMI DELLA COMBUSTIONE DI QUALSIASI OLIO VEGETALE ( e non).
É un concetto di facile comune comprensione che chiunque può empiricamente verificare, basta osservare la fuliggine che lascia sul muro o su un foglio bianco posto a breve distanza oltre la fascia del calore, una lampada con stoppino ad olio vegetale dopo pochi minuti. Qualsiasi olio vegetale e l’olio di canapa non è diverso dagli altri oli se combusto. Non a caso è molto sgradevole l’odore del seme di canapa bruciato.
Nessun seme di nessuna pianta dovrebbe essere fumato perché normalmente i semi contengono olio e nessun olio é adatto ad essere fumato. I semi di canapa contengono in proporzione: Tra il 20-25% di proteine, 20-30% di carboidrati, 25-35% di olio e 10-15% di fibre, come risulta da autorevoli pubblicazioni scientifiche (vedi: Deferne e Pate, 1996; Pate, 1999).
Questa operazione potrebbe costituire un pericolo per la salute pubblica ( ci chiediamo come mai il ministero della salute o i NAS non siano già intervenuti ).
Sul sito di Easy Joint affermano che con questa pessima operazione commerciale ” contribuiscono al processo di legalizzazione in Italia “, confermando ciò che da mesi affermiamo.
Il personaggio intervistato dalla citata rivista è uno dei massimi sostenitori della PL dell’Intergruppo per il monopolio spacciato per ” legalizzazione ” e questo é il parametro di ciò che ci aspetterebbe se riuscissero nello scopo.
Basta vedere a che prezzo stanno vendendo un canapone pieno di semi allo 0,2% di THC per capire cosa hanno in serbo per il nostro futuro, se non riuscissimo a fermarli.
Costoro intendono per “LEGALIZZAZIONE” la possibilità per pochissimi di arricchirsi sulla nostre pelle, sfuttandoci, legalmente, calpestando i diritti di ognuno e ognuna per il profitto di pochi.
Il monopolio a questo serve e lo abbiamo ampiamente spiegato, non siamo contro il mercato ma siamo contro questa impostazione speculativa, vorremmo garanzie di qualità certa e rigidi controlli per la parte commerciale e la libertà di scegliere se autoprodurre o acquistare. Ma vogliamo nel caso poter scegliere cosa acquistare, secondo le proprie preferenze e gusti, da chi e a quanto consapevolmente, senza imposizioni e non a scatola chiusa, peggio di come accade ora dalle mafie, secondo quel modello unico esclusivista che rifiutiamo.
In un libero regime di mercato concorrenziale, senza la nuova versione 2.0 del proibizionismo ancora più feroce dell’attuale, necessaria a garantirlo per costringerci ad acquistare da loro, chi mai sceglierebbe di comprare GANJA da loro, ai loro prezzi esosi e con la scadente qualità che possono esprimere questi affaristi che hanno individuato nella nostra amata pianta una nuova corsa all’oro?
RIFERIMENTI
Abbiamo spiegato la differenza tra un prezzo equo ed uno speculativo che, avrebbe ragione di esistere, solo in regime di proibizionismo al link: http://www.millionmarijuanamarch.info/2-non-categorizzato/66-valore-economico-della-cannabis-legale.html
Abbiamo anche reso pubblica la nostra controproposta il 27 maggio 2017, la mattina dalla diciassettesima edizione della MMM 2017 ANTIMONOPOLISMO CANNABINOICO al link: http://www.millionmarijuanamarch.info/2-non-categorizzato/88-antimonopolismo-cannabinoico.html
FONTE: MMM
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