
Forse non gli è piaciuta l’idea della Regione di sperimentare la coltivazione della cannabis per ripulire le aree industriali inquinate, o forse chissà.
Fatto sta che il dottor Giorgio Madeddu, medico di famiglia della Asl di Carbonia-Iglesias, una vita dedicata alla cura delle dipendenze, tra i fondatori dell’associazione “Amici della vita” che trent’anni fa ha aperto nel Sulcis il primo centro di accoglienza per alcolisti in Sardegna si è lasciato andare a questa dichiarazione, davvero discutibile:
“Non posso accettare come medico – dice – che un consigliere regionale si dica favorevole alla legalizzazione della cannabis ludica sostenendo che sia meno dannosa dell’alcol e del tabacco”.
Da dove partiamo a confutare questa teoria/tesi erronea?
Intanto l’ennesima distinzione inutile tra cannabis ludica e cannabis medica, in quanto a parte gli ormai noti e non sempre necessari controlli microbiotici, la cannabis medica non differisce per nulla da quella ludica, in quanto entrambe portano gli stessi, identici effetti a seconda dello spettro dei cannabinoidi e terpeni in essa presente.
Senza considerare in tutto ciò che la distinzione tra usi finali è puramente strumentale, ed inesistente in natura o su un piano “pratico”. L’uso è uso. E la sostanza è la stessa. E’ la condizione di partenza del soggetto che cambia.
Inoltre in caso di legalizzazione, e quindi autorizzazione a vendita e cessione, gli stessi controlli sul prodotto “ceduto” andrebbero fatti ugualmente, cosi come per qualsiasi prodotto in vendita nel nostro paese.
Per quanto riguarda l’autocoltivazione, invece, si andrebbe ad ampliare la conoscenza dei coltivatori, si potrebbero creare strutture di adeguata analisi per i produttori che volessero controllare il loro prodotto.
In tutto questo dimentichiamo che il fiore di cannabis può certamente presentare imperfezioni e/o muffe, ma esse sono FACILMENTE identificabili ad occhio nudo (anche da un coltivatore non esperto).
Diversa analisi ci riserviamo per il controllo AGGIUNTIVO utile esclusivamente per un uso medico (E SOLO PER EVITARE EVENTUALI DIFFICILI COMPLICAZIONI IN DETERMINATE, RARE, PATOLOGIE), che nessuno di noi vuole togliere, anzi semmai ampliare e rendere disponibili per tutti.
Per anni nei dispensari olandesi denominati Coffee-Shop si è autorizzata la vendita di prodotti a base di cannabis senza controllare l’effettiva finale carica microbiotica ed in oltre 20 anni di commercio ed uso non si è MAI verificato ALCUN problema di salute, contaminazione, aumento delle malattie e/o aumento di patologie sub-legate a queste eventuali cariche microbiotiche, seppur i test effettuati dal ricercatore Arno HazeKamp abbiano dato come risultato che nella maggioranza dei coffee shop, nei fiori di cannabis, si superava la carica microbiotica limite che invece devono rispettare rigorosamente i prodotti ad uso medico.
Questi test microbiotici, pertanto, risultano evidentemente utilissimi per un prodotto che venga poi usato con uso esclusivamente medico e per eventuali patologie specifiche, ma non risulta necessario per un prodotto semplice di uso comune come il fiore di cannabis, che verrà, il cui fumo, inalato e/o vaporizzato.
Tornando al punto, ci agganciamo a questo discorso sottolineando che, nonostante il tentativo messo in atto anche da ricercatori famosi italiani di discriminare l’autocoltivazione ed il prodotto che se ne ricava, il fiore di cannabis rimane comunque una sostanza considerata sicura per i ricercatori di tutto il mondo, per la chimica e per la fisica intrinseche in essa.
Riprendiamo uno dei numerosi studi diffusi invece sulla pericolosità di altre sostanze, tra cui le citate alcol e tabacco, che risultano , dai dati reali, clamorosamente pericolose rispetto all’innocua cannabis, il cui danno è prevalentemente SOCIALE e quindi dato SOLAMENTE dalle leggi che ancora la ritengono sostanza illecita ed espongono consumatori alla mercè della criminalità organizzata.
Studio: Alcol 114 volte più pericoloso della cannabis, fonte Huffington Post
Ed è la stessa criminalità organizzata che, semmai, aggiunge nella cannabis sostanze di taglio pericolose, come esposto recentemente da numerose riviste italiane; non è certo il coltivatore-consumatore che aggiunge metalli pesanti alla sua coltivazione che poi userà per se!
Detto questo, e sicuramente tralasciato tanto altro, ci auguriamo che grazie all’azione di diffusione di materiale reale e dati veri che tanti attivisti stanno facendo in questo periodo storico si possa arrivare presto ad una presa di coscienza collettiva sul fiore di cannabis.