
Il Prof. Hazekamp, ricercatore presso il dipartimento di farmacognosia dell’Università di Leda (Paesi Bassi), rispondendo ad un articolo del Prof. Ethan Russo, offre alcuni semplici argomenti contro la diffidenza rispetto all’uso medico delle inflorescenze di cannabis. Secondo molti esponenti della comunità medica (tra cui il Prof. Ethan Russo) l’inflorescenza grezza di cannabis non offrirebbe infatti sufficienti garanzie rispetto a farmaci a base di cannabinoidi sviluppati dall’industria.
Tuttavia, le più recenti scoperte sul sistema endocannabinoide e sui principi attivi contenuti nella cannabis ci sembrano indurre a riflessioni di carattere diametralmente opposto.
Parte dei nostri argomenti sono esposti dal Dott. Hazekamp che, come noi, sostiene che la via dell’inflorescenza grezza di cannabis sia ancora la migliore dal punto di vista terapeutico: solo lasciando al paziente e al medico la libertà di trovare la pianta che esprima il miglior bilanciamento di principi attivi per le condizioni del paziente si potranno ottimizzare le terapie a base di cannabinoidi.
Individualizzando in questo modo l’approccio clinico sarà infatti possibile massimizzare gli effetti terapeutici e al contempo minimizzare gli effetti indesiderati.
Un approccio terapeutico così individualizzato difficilmente potrebbe affermarsi lasciando il monopolio delle terapie ai prodotti standardizzati delle case farmaceutiche che così facendo restringono incredibilmente le opzioni terapeutiche dei pazienti limitando in modo netto efficacia delle terapie a base di cannabinoidi.
Questi aspetti dovrebbero essere attentamente considerati da un legislatore che volesse tutelare la salute pubblica e offrire ai propri cittadini la possibilità della miglior cura.
La via erboristica, una risposta a Ethan Russo
Arno Hazekamp
Department of Pharmacognosy, Leiden University, The Netherlands
Nella sua recente lettera uscita sulla rivista CANNABINOIDS, Ethan Russo sottolinea la necessità dell’uso di metodi scientifici per lo sviluppo di medicine a base di cannabinoidi poiché: “ I pazienti, per avere sollievo dalle proprie malattie, cercano farmaci approvati che il medico possa prescrivere con fiducia cioè prodotti standardizzati, sicuri, efficaci e rimborsabili dai sistemi sanitari nazionali o da operatori differenti”[1]
La sua conclusione è che il Sativex è attualmente l’unica medicina che può soddisfare questi requisiti e quindi rappresenterebbe il miglior standard attuale per la cannabis terapeutica. Di conseguenza la lettera marginalizza il ruolo che il composto botanico intero di cannabis potrebbe avere nei futuri sviluppi degli usi medicinali della cannabis. Riguardo a diverse questioni sollevate dalla lettera, vorrei parlare in favore dell’inflorescenza grezza di cannabis.
“L’inflorescenza di cannabis, per come è disponibile oggi per il pazienti, è un prodotto altamente variabile rispetto alla sua composizione in principi attivi”
E’ chiaro che la cannabis terapeutica debba essere “ standardizzata, efficace e sicura secondo le evidenze di studi clinici statisticamente significativi secondo il metodo scientifico.” Tuttavia, nonostante la composizione dell’inflorescenza di cannabis possa essere altamente variabile tra i vari tipi di cultivar, la composizione delle singole varietà di cannabis può essere altamente standardizzata. Dopo tutto, la GW Pharmaceuticals è in grado di crescere piante dal contenuto standard di principi attivi, l’estratto delle quali è la base per il Sativex. Tali piante sono “talee cresciute in un substrato organico in condizioni climatiche controllate e secondo i dettami delle buone pratiche agricole e di trattamento del prodotto.” Sino al raccolto dalla pianta, non c’è alcuna differenza tra il Sativex e l’inflorescenza di cannabis.
Quando vi è un reale proposito di mettere a disposizione dei pazienti le inflorescenze grezze, ciò può essere fatto in modo appropriato. L’esperienza olandese ha mostrato che è possibile fornire una qualità del prodotto altamente standardizzata: le piante di cannabis fornite ai pazienti dall’ufficio per la cannabis medicinale dello stato olandese hanno mostrato avere negli ultimi quattro anni la stessa composizione chimica; inoltre: “procedure per la prescrizione di prodotti botanici standardizzati sono state formalizzate negli USA[2], fornendo uno schema di regolamentazione per l’uso di fitoterapici grezzi.”
(NDR: in questo tipo di standardizzazione non si parla di raggi gamma ma di stabilizzazione genetica – forse anche, per alcune tipologie, con uso di ingegneria genetica.)
“La vaporizzazione…risulta essere un metodo di veicolare il THC nell’organismo tanto inefficiente quanto poco controllabile.”
L’inflorescenza di cannabis è spesso fumata ed è vero che “l’aneddotica riguardante l’efficacia terapeutica della cannabis fumata significa poco per la regolamentazione terapeutica. ”In ogni caso, è in primo luogo l’esperienza positiva da parte dei pazienti (per la maggior parte fumatori) che ha rimesso la cannabis all’interno dell’agenda politica e farmaceutica. Oggi, è largamente accettato che l’inalazione di cannabinoidi costituisca un’eccellente metodo di somministrazione anche se può sembrare strano rispetto ad altri farmaci. Ciò che si richiede è semplicemente un metodo di inalazione senza combustione [3]. Con alcuni dei vaporizzatori di alta qualità ora disponibili questo obiettivo può finalmente essere raggiunto. Secondo i risultati dei miei studi effettuati con il vaporizzatore Volcano [4], esso ha i vantaggi dell’inalazione attraverso la combustione (rapido assorbimento del principio attivo, facile dosaggio, facile controllo sugli effetti dell’assunzione) ma senza l’alta esposizione a composti cancerogeni. In uno studio clinico a follow-up [5], è stato mostrato come l’aumento dei livelli plasmatici di THC sono significativi e altamente riproducibili con questo metodo di somministrazione. E’ vero che alcuni componenti non identificati rimangono nel vapore, ma il grande passo avanti dalla combustione alla vaporizzazione dovrebbe promuovere ottimismo e non scetticismo.
“Problemi nelle coltivazioni di cannabis autorizzate dal governo in Olanda e Canada hanno portato a irradiare il prodotto con raggi gamma”
La cannabis deve essere esente da microorganismi patogeni e questo deve essere assicurato durante la coltivazione così come dopo il confezionamento del prodotto finale. Nonostante i raccolti canadesi abbiano sperimentato problemi di contaminazioni fungine (dopo tutto, lì viene coltivata 400m sotto terra), i raccolti olandesi non hanno mai sofferto simili problemi. In questo caso l’irradiazione ai raggi gamma è stata effettuata solamente a scopo precauzionale e in ogni caso è una procedura standard per altri prodotti farmaceutici inclusi composti botanici e fitoterapici.
A causa della bassa stabilità dei principi attivi della cannabis, non ci sono altre alternative per la sterilizzazione del prodotto come ad esempio l’ossido di etilene o il trattamento termico. La contaminazione microbiologica potrebbe quindi essere un problema comune ma non riguarda la coltivazione di cannabis in sé. Attraverso la combinazione di accorgimenti tecnici e igenici, gli olandesi sono già in grado di produrre cannabis che soddisfi tutti i requisiti di standardizzazione ed igiene senza bisogno di ricorrere ai raggi gamma.
(NDR: Purtroppo il governo olandese ha reso la pratica di irradiazione obbligatoria per la cannabis medica venduta all’estero, ed alcune aziende hanno pertanto rinunciato, non volendo rischiare di danneggiare il prodotto finale)
“Molti medici preferirebbero prescrivere una forma farmaceutica approvata dalla Food and Drug Administration”
Questo è indubitabilmente vero. Tuttavia, il fatto che una certa forma di confezionamento di un principio attivo (come può essere vista l’inflorescenza di cannabis [rispetto ai cannabinoidi. Ndr.]) non sia accettato dalla Food and Drug Administration, non significa necessariamente che non abbia futuro. Forse le regole della FDA sono troppo stringenti per permettere alla cannabis grezza di far parte della medicina moderna. L’approvazione dell’FDA significa corrispondere alle odierne regole dell’industria farmaceutica e, per un crescente gruppo di professionisti, tali regole sembrano essere sempre più datate e poco realistiche. Il risultato è che già dodici stati negli USA hanno approvato leggi per l’uso medico della cannabis. L’attuale contenzioso tra la MAPS (Mutidisciplinary association for psychedelic studies) e il NIDA (National Institute for drug abuse) ci fornisce un altro elemento di riflessione. Se la cannabis grezza non può essere seriamente considerata una medicina, come può un’estrazione alcolica della stessa piante essere considerata un prodotto farmaceutico altamente standardizzato?
Nella mia opinione, questo giudizio non ha a che vedere con il rigore farmaceutico quanto piuttosto con la paura della pianta di cannabis.
Sembra quindi giustificato chiedersi se le inflorescenze di cannabis siano inaccettabili da un punto di vista medico, a causa degli standard della FDA o semplicemente a causa di un preconcetto ideologico. Greenspoon [6] nota una crescente divaricazione tra farmaci approvati e prodotti illegali all’interno degli usi terapeutici della cannabis. In ogni caso ciò si verifica anche per molti altri farmaci che vanno dal viagra alle pillole dimagranti. Attualmente la distinzione più rilevante è tra cannabis grezza e preparazioni farmaceutiche approvate a base di cannabis. Il Sativex ha fornito prove cliniche valide che la cannabis può avere uno sviluppo all’interno delle moderne preparazioni farmaceutiche. Dal punto di vista farmaceutico, esso ha avuto maggior successo di altri prodotti a base di cannabis poiché ha saputo adattarsi meglio alle regole del gioco. Non sono quindi, qui, in discussione i meriti del Sativex. Tuttavia il Sativex non è il nuovo standard aureo della medicina a base di cannabis. Ciò è vero solo per chi voglia attenersi a requisiti farmaceutici che sono riluttanti nell’accettare le nuove conoscenze in termini di piante medicinali e in particolare la continua maggior comprensione scientifica della cannabis sativa. Sicuramente, considerando i rischi da un punto di vista oggettivo, garantire un accesso sicuro alla cannabis grezza deve essere una priorità.
Russo ha evidenziato che questi rischi e possono essere evitati; la realtà è che la maggior parte dei fruitori della cannabis a scopo terapeutico ancora fuma inflorescenze di cannabis. A dispetto dei rischi per la salute di tale comportamento, la loro positiva esperienza con questo metodo di assunzione continua a premere sulle autorità affinché prendano in considerazione il problema.
Quindi, anche se un prodotto farmaceutico può soddisfare meglio i requisiti delle autorità, la cannabis grezza rappresenta ancora lo standard aureo in termini di numero di pazienti soddisfatti. E’ tempo che un gruppo di scienziati e medici si alzi in piedi e difenda la cannabis grezza dal potere delle case farmaceutiche.
Ci sarebbero sufficienti dati scientifici a supportarli.[…]
Note:
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1.Russo EB. Letter: Cannabinoid medicines and the need for the scientific method. Cannabinoids 2007;2(2):16-19.
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2.Food and Drug Administration. Guidance for industry: botanical drug products. In: Services UdoHaH, editor: US Government; 2004. p.48.
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3.Institute of Medicine. Marijuana and medicine: assessing the scientific base. Washington DC: National Academy Press, 1999.
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4.Hazekamp A, Ruhaak R, Zuurman L, van Gerven J, Verpoorte R. Evaluation of a vaporizing device (Volcano) for the pulmonary administration of tetrahydrocannabinol. J Pharm Sci 2006;95(6):1308-1307.
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5.Zuurman L, Roy C, Hazekamp A, Schoemaker R, den Hartigh J, Bender JCME, Pinquier JL, Cohen AF, van Gerven JMA. Effect of THC administration in humans: methodology study for further pharmacodynamic studies with cannabinoid agonist or antagonist. Br J Clin Pharmacol 2004;59(5):625.
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6.Grinspoon L. On the future of cannabis as medicine. Cannabinoids 2007;2(2):13-15.
Lettera tradotta dall’inglese e originariamente pubblicata su; Cannabinoids 2007;2(3):20-21