Matteo Salvini negli anni novanta supportava la cannabis libera: i retroscena di una storia ambigua

In questi giorni si parla tanto, forse troppo, del Partito Politico della Lega (Nord è stato eliminato dal nome per scelta politica interna lo scorso ottobre 2017), spesso indicandolo, erroneamente, come forza politica nascente e “nuova”.

Forse è meglio chiarire come stanno le cose nei fatti: la Lega Nord è il partito che esiste da più tempo in Parlamento.

Ha governato per anni, anni, in coalizione con il resto del centro destra. Fa finta di essere arrivata stamattina, ma non è così.

La Lega ed i risultati di queste elezioni politiche 2018 sono forse la naturale evoluzione di una forza politica che nelle elezioni dal 1987 a oggi ha preso i voti che vedete nel grafico qui sotto. Basterebbe solo ricordarsene (e preoccuparsene?) e non fare la faccina stupita ogni volta.

 

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La storia politica della Lega è, ora più di prima, legata a quella del suo “leader” Matteo Salvini.

Ed è una storia che è sempre stata ambigua.

NOTA DELLA REDAZIONE: QUESTO ARTICOLO VUOLE RAGIONARE SUI FATTI, CERCANDO DI LIMITARE AL MINIMO LE OPINIONI PERSONALI DELL’ASSOCIAZIONE CHE RIMANE FORTEMENTE CONTRARIA ALLE POLITICHE INTRAPRESE DAL PARTITO POLITICO LEGA.

Per un certo momento della sua vita (fino a circa 10 anni fa), era addirittura schierato per la regolamentazione della cannabis (sembra incredibile, oggi, vero?)

Il cambiamento di orientamento politico sulla tematica da parte del “leader” della Lega è probabilmente dovuto ad interessi politici e di “sistema”, altrimenti non ci si spiegherebbe il suo passato, sia personale che politico, e questo dovrebbe farci riflettere su quanto le linee di partito interne siano PURTROPPO decisive nel cambiare le prospettive ideologiche di una persona.

Sicuramente il passato è sotto gli occhi di tutti, cosi come i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni sulla tematica, tralasciando l’ambiguità generale che lascia trasparire sempre Matteo Salvini.

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Tanto tempo fa, nel lontano 1993, il ventenne Matteo Salvini (iscritto al partito fin dal 1990) seguiva fortemente gli ambienti del Leoncavallo di Milano, il famoso centro sociale, considerandosi vicino ai lavoratori, agli operai, ai bisognosi, coloro a cui secondo lui la sinistra non forniva risposte ed in seguito venne eletto consigliere comunale di Milano, quando Marco Formentini, che poi divenne presidente del fantasioso “parlamento padano”, vinse la corsa a sindaco del capoluogo lombardo.




L’anno successivo diventa responsabile cittadino del Movimento Giovani Padani. Mantiene la carica fino al 1997, anno in cui è capolista nelle elezioni per il Parlamento della Padania.

IL FANTASIOSO PARLAMENTO PADANO – RETROSCENA SUI PERSONAGGI POLITICI PARTECIPANTI

Chi si candidò al fantomatico Parlamento padano?

Non era necessario avere la tessera della Lega Nord in tasca, e infatti ritroviamo, tra gli oltre 1000 candidati residenti in Padania (per 200 posti), personalità di ben diversa estrazione, oltre ai rappresentanti delle correnti ideologiche interne alla Lega, dove Matteo Salvini si candida per i comunisti padani (leggera contraddizione in termini)Borghezio per l’ultradestra: c’è Nando Dalla Chiesa, ai tempi deputato dell’Ulivo, con la lista “Cittadini del Nord per un’Italia Democratica”.

Dalla Chiesa, unitarista, presentò anche un documento ai presidenti di Camera e Senato in cui sosteneva che un referendum sull’indipendenza del nord fosse l’unico modo serio “per affrontare un problema così importante”. Era presente anche Vito Gnutti, parlamentare e già Ministro della Repubblica, per i liberaldemocratici che dichiarò ai tempi: “Se sarò eletto nel parlamento padano mi dimetterò da quello italiano”. Incredibilmente ritroviamo tra i partecipanti a questa fantomatica tornata elettorale anche  Marco Pannella ed i radicali, che elessero Benedetto Della Vedova (si, il Benedetto della Vedova dell’Intergruppo); erano presenti a Milano e Treviso e rilasciarono la seguente dichiarazione: “E’ la nostra testimonianza sul carattere civile ed esemplare di queste elezioni”. (FONTE: AGORAVOX)

Ecco i risultati della votazione svoltasi il 26 ottobre del 1997; Altissima l’affluenza alle urne, hanno votato 6.026.000 persone.

“Democratici europei lavoro padano” (52 eletti tra cui Roberto Maroni, Marco Formentini, l’ex partigiano Giovanni Meo Zilio),

“Liberaldemocratici forza Padania” (50 eletti tra cui Roberto Cota, Giancarlo Pagliarini, Vito Gnutti e Corrado Della Torre),

“Destra padana” (27 seggi),

“Cattolici padani” (20 seggi),

“Leoni padani” (14 seggi),

“Padania liberale e libertaria” (12 seggi),

“Comunisti padani” (5 eletti tra cui Matteo Salvini),

“Unione padana agricoltura, ambiente, caccia, pesca” (5 seggi),

“Radicali” (1 seggio, occupato da Benedetto Della Vedova).

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Ovviamente il Parlamento Padano finì in un grandissimo e prevedibilissimo nulla di fatto, seppur il 16 novembre 1997 si tengono le elezioni amministrative dove la Lega Nord ottiene risultati contradditori che le consentono però di raggiungere la presidenza di molte province in Veneto e in Lombardia, certificando, di fatto, la “carriera politica nazionale”.

Nel gennaio del 1998 nasce il Sole delle Alpi, settimanale con Direttore Responsabile  Gianluca Marchi che  spazia tra politica, attualità, cronaca, economia, cultura, costume e sport.




Ai tempi Matteo Salvini, responsabile della Lega Nord, rilasciò la seguente dichiarazione a sostegno della cannabis libera secondo quanto riportato nel 2015 dal quotidiano La Stampa :

«Noi ci rapportiamo alle tematiche classiche della sinistra, dalla forte presenza statale alla liberalizzazione delle droghe leggere».

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Anche nell’ottobre 2014, intervistato in tv a Coffee Break su La7, aveva aperto “parzialmente” alla legalizzazione dopo una prima immediata chiusura («Parliamone»).

 




Ma le “idee” (?!) di Matteo Salvini sulla regolamentazione della cannabis hanno subito un netto cambio di direzione quando la prospettiva di “parlarne” è successivamente divenuta realtà, mostrando tutte le sue contraddizioni di fondo ed una linea politica evidentemente dettata da interessi e non da razionalità o evidenza scientifica, nè tantomeno da esperienze del suo passato politico personale.

Ventuno anni dopo la loro partecipazione al fantomatico “gioco” del parlamento padano ecco infine Benedetto Della Vedova e Matteo Salvini sfidarsi in un confronto improbabile sulla regolamentazione della cannabis. Confronto che, come in parlamento, ha portato ad un nulla di fatto.

 

Oggi la Lega è forza nazionale con un risultato di oltre il 17% nelle votazioni politiche 2018, ed il suo capo politico è sempre maggiormente esposto verso il ritorno al proibizionismo, seppur l’intera carriera abbia dato segni differenti: il profumo di sistema porta rapidamente al cambio di opinioni contraddicendo scienza e finanche i propri ideali?

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