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Diffondi Informazione!

Ci avete scritto in centinaia alla mail ufficiale dell’Associazione, sui profili Facebook e Twitter, per segnalarci del programma Le Iene andato in onda due giorni fa su Mediaset, precisamente Italia 1, e per scriverci che quel che è stato detto nel programma riguardo la cannabis rasentava la disinformazione.

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Abbiamo dovuto, nostro malgrado, guardare il servizio del suddetto programma, e dobbiamo decisamente dare ragione alle molte segnalazioni ricevute: si tratta di un servizio di qualità bassissima, anche datato, che mescola realtà e pura fantasia con casi estremi.

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Ci è dovuta dunque una serie di precisazioni, non tanto per contrastare le Iene, ma per dovere di verità e di informazione verso le numerose persone che ci seguono.

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Il servizio, il cui intento sembra, a prima vista, essere quello di verificare la composizione di alcuni campioni di cannabis acquistati dai pusher di strada, in realtà espone situazioni al limite dell’inverosimile, o comunque alterate rispetto alla realtà.

Nella misurazione del valore di THC, principio attivo presente nella cannabis, che avviene presso il laboratorio di Bologna dell’Università, viene immediatamente preso di mira lo stesso principio attivo, definendolo “pericoloso” dapprima, ed in seguito “elevato rispetto al passato”.




Andiamo ad analizzare queste affermazioni:

Il Thc non solo si è rivelato essere uno dei composti principali per la risoluzione di situazioni patologiche gravi e lievi, ma è anche stato testato come sostanza sicura, relativamente alla sua irraggiungibile dose letale (non esiste overdose).

Il Thc inoltre è sicuramente “elevato rispetto al passato”, non solo per l’aumento di temperatura globale (il thc nasce sulla pianta naturale come protezione dai raggi solari) ma anche per la mano dell’uomo che ne incrocia le genetiche per ricavare il principio attivo più elevato, ma, come in precedenza affermato, questo non comporta alcun rischio reale per la salute del consumatore, in quanto numerosi studi hanno anche dimostrato come esista una sorta di autoregolazione nell’assunzione di cannabis, ed inoltre il principio attivo THC elevato può essere molto utile per la terapia in situazioni patologiche (esistono numerosi estratti anche al 99% di THC che non hanno alcun effetto collaterale).

Ovviamente glissiamo sulle percentuali dichiarate nel servizio: o si tratta di manipolazione o di una semplice errata lettura dei dati (valori come cannabis al 45% di THC sono irraggiungibili ora per case di semi esperte ed internazionali, figuriamoci trovarne un campione “in strada”).




Ci teniamo invece ad aprire una rapida parentesi sul campione analizzato definito “cannabinoide sintetico”: ebbene questo non è nemmeno lontanamente cannabis, ma un prodotto di laboratorio dai principi differenti e dalle composizioni chimiche diverse, e dobbiamo esclusivamente ringraziare il sistema proibizionista italiano che ha permesso la diffusione di questa sostanza “imitatrice” ma legale, che in realtà ha in se intrinsecamente numerosi effetti collaterali, contrariamente a quanto è per la cannabis, che viene, insistiamo con il dirlo, definita sostanza sicura da numerosi studi scientifici internazionali.

L’evoluzione del fenomeno “cannabinoidi sintetici” ha condotto all’individuazione da parte delle or­ganizzazioni internazionali che fanno un regolare monitoraggio delle sostanze ad uso “ricreazionale”, della comparsa sul mercato di molecole di sintesi con attività sul recettore CB1, proprio i cannabinoidi sintetici.




Tra questi, alla fine del 2008, quando ci fu l’esplosione del fenomeno in Eu­ropa e nel mondo, i più comunemente riscontrati in diverse miscele vegetali, definite anche “herbal mixture” o “herbal blend”, sono stati il JWH-018 e il JWH-073, molecole di sintesi che vengono aggiunte alle miscele stesse.

I consumatori spesso ritengono di assumere dei prodotti naturali molto poten­ti e simili alla cannabis, mentre in realtà la loro attività psicotropa è dovuta alla presenza di molecole di sintesi, che possono portare conseguenze effettivamente pericolose.

Da analisi condotte su diversi prodotti di tipo “herbal mixture”, effettuate da diversi laboratori nazionali e internazionali, è emersa la presenza di numerosi cannabinoidi sintetici, oltre al JWH-018 e JWH-073,  tra cui il JWH-122, il JWH-200, il JWH-250, il JWH-251, il JWH-081, il JWH-398, il JWH-019, l’HU-210 ed il CP 47,497 inclusi i suoi analoghi con catena alchilica C6, C8 e C9 (Ukiyama et al., 2010; Nakajima et al., 2010; Lindigkeit et al., 2009; Sistema Nazionale di Allerta, 2011).

Queste molecole, pur agendo sugli stessi recettori su cui agisce il THC, hanno struttura chimica molto diversa.

Ecco le varie composizioni chimiche a confronto:

Struttura chimica del THC

Struttura chimica del THC




Struttura chimica del cannabinoide sintetico JWH-018

Struttura del cannabinoide sintetico JWH-018

Struttura chimica del cannabinoide sintetico JWH-122

Struttura del cannabinoide sintetico JWH-122

Struttura chimica del cannabinoide sintetico JWH-250

Struttura del cannabinoide sintetico JWH-250

Struttura chimica del cannabinoide sintetico JWH-073

Struttura del cannabinoide sintetico JWH-073

Una regolamentazione del mercato della cannabis e dell’autoproduzione personale sarebbero il primo vero passo per contrastare la diffusione di queste molecole, di sostanze simili ma legali solo per merito di cavilli legislativi antiquati.

In questo servizio si mescolano realtà e fantasia, teorie e conclusioni tra loro sconnesse: è proprio grazie alle leggi arretrate che i ragazzi e le ragazze sono costrette in strada a comprare (spesso senza badare alla qualità ma al prezzo) piuttosto che coltivare da soli una o due piante per uso personale come potrebbero fare tranquillamente controllando qualità e variabili, cosi come un sistema di legalità garantirebbe controllo sul mercato, situazione completamente assente oggi.

Glissiamo anche sull’intervista alla “ragazza recuperata” dalla comunità, che più che recuperata sembra a nostro avviso completamente plagiata, anche stando alle notizie diffuse ultimamente sull’appartenenza di tale esponente “imparziale” al programma Narconon, un centro di recupero basato sui dogmi della setta religiosa Scientology; Si tratta del centro di recupero più reazionario esistente, in passato già al centro di inchieste e accusato di praticare un vero e proprio lavaggio del cervello ai propri pazienti basato sulla lettura ossessiva dei testi sacri della setta.




Ci permettiamo di segnalare invece con un sorriso la situazione “questa cannabis contiene cannabinoidi” che dimostra la totale ignoranza sul tema da parte di chi, in prima serata, svolge comunque un ruolo “educativo” su chi guarda.

Tutta la cannabis presente in natura contiene cannabinoidi, che si differenziano per genere e tipologia. La nostra risposta a tale affermazione non può che essere “davvero?”.

(Ci auguriamo che la simil-giornalista avesse voluto intendere: “contiene cannabinoidi sintetici” – Però non si può far sempre di tutta l’erba un fascio, e quando conviene, SOLO QUANDO CONVIENE, omettere gli AGGETTIVI) 

Inoltre sul ritorno dell’inviata del programma a confrontarsi con “i pusher” sulla qualità del prodotto venduto, beh, ci permettiamo di defilarci con una domanda: “Lei davvero crede che a chi vende interessi la salute del consumatore o crede che il suo ruolo sia quello di produrre profitto?”




Ah, se non bastasse, ci permettiamo di girare questa domanda a tutti i seguaci e sostenitori della “cannabis in farmacia”; cambia l’ente, ma non il concetto, altrimenti il primo passo sarebbe quello di svincolare l’autoproduzione, l’analisi della sostanza per tutti, ed un libero commercio.

Riflettiamo, almeno cerchiamo di trovare degli spunti positivi da un programma cosi diseducativo come è stato quello trasmesso in diretta nazionale l’altra sera.

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