E’ iniziata la raccolta a “Tierra Santa”, la più grande piantagione legale di cannabis di tutto il Sudamerica. A Quinamàvida, in Cile, ne sono state coltivate 6400 piante a scopo terapeutico. Servono per realizzare un farmaco sperimentale.
“Speriamo di raccogliere almeno una tonnellata e mezzo di cannabis per produrre l’estratto necessario a quattromila pazienti che parteciperanno a tre studi clinici”, spiega Ana Maria Gazmuri, presidente della Fondazione Daya che segue il progetto. Si trattano casi come l’epilessia, il cancro e il dolore cronico.
“Soltanto il 10% delle persone che nel mondo hanno bisogno di cure palliative riescono a riceverne. Qui – aggiunge – offriamo un’alternativa a buon mercato, efficace e sicura per rispondere a una richiesta”.
Le piante, di diverse varietà, occupano una superficie di seimila metri quadrati. Tierra Santa è protetta da una imponente barriera di sicurezza alta quattro metri. La piantagione è stata accompagnata da una lunga scia di polemiche.
“Sul momento la piantagione ha creato molta agitazione – spiega un impiegato dell’azienda – c’era molta ignoranza , molti miti e molte paure. Sarà pieno di fumatori di marijuana, la piantagione attirerà delinquenti. In realtà non è successo proprio niente”.
Si lavora freneticamente per isolare la resina dai fiori della pianta. La resina è alla base dei farmaci destinati a servire da palliativo del dolore. Se il raccolto e le fasi successive andranno bene, il farmaco dovrebbe debuttare nel 2017.
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