Il Consiglio Superiore della Sanità vuole bloccare la vendita di fiori di Canapa Industriale

Purtroppo era uno dei nostri grandi timori, che l’esuberante aggressività di marketing ed alcune mosse commerciali di un mercato ancora mancante della sua base fondante, ossia il reale uso umano del prodotto, finora venduto per collezionismo aggirando le normative, potesse andare a rendere noto al Ministero della Salute che in realtà, appunto, non è stato normato il fiore per una libera “assunzione”, ma tutt’altro, e dunque una norma ambigua che sarebbe potuta essere utilizzata per fare pressione sull’uso umano del prodotto è finita ad essere mero strumento di vendita di un prodotto senza considerarne mai, in 2 anni, che ancora l’uso non era chiaro nè normato.

Di fronte a queste incertezze, la nostra paura era che forzando senza cognizione e senza mai richiedere allo Stato di normare l’uso (solo il gruppo Canapa Sativa Italia e l’Associazione FreeWeed hanno chiesto in 2 anni di normare l’uso umano del fiore, aggiustare la legge, sistemare il tiro) si potesse arrivare ad una chiusura su base tutelante dell’assuntore (usando questa come scusa), che non potendo avere THC nel corpo, secondo la legge 309/90 e le sfumature sugli esami ed i test specifici per i cannabinoidi, allora dovrebbe essere tutelato non vendendo il fiore e non facendoglielo utilizzare.

Questo perchè il mercato si è sempre preoccupato di non sostenere richieste sociali e riforme normative NECESSARIE: ora si è in balia delle decisioni altrui.

In risposta a un parere richiesto dal ministero della Salute, il consiglio superiore della Sanità raccomanda “che siano attivate, nell’interesse della salute individuale e pubblica, misure atte a non consentire la libera vendita dei suddetti prodotti”.

Come anticipato, la motivazione rimane una fantastica scusante, e come sempre si riversa la chiusura istituzionale e scientifica sul THC, negante persino evidenze scientifiche.

Al Css sono stati posti due quesiti: se questi prodotti siano da considerarsi pericolosi per la salute umana, e se possano essere messi in commercio ed eventualmente a quali condizioni. Ebbene, riguardo alla prima domanda, il Consiglio “ritiene che la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di ‘cannabis’ o ‘cannabis light’ o ‘cannabis leggera’, non può essere esclusa“, manifestando il desiderio di controllo totale sulla sostanza, desiderio che avevamo anticipato e che fa temere per uno sviluppo monopolistico del settore.

Infatti, guardando i motivi, si leggono le solite invenzioni antiscientifiche sul THC (nessun passo avanti, ora l’avete capito tutti?) e le solite motivazioni di controllo genitoriale dello Stato sui cittadini.

Questi i motivi: “La biodisponibilità di Thc anche a basse concentrazioni non è trascurabile, sulla base dei dati di letteratura; per le caratteristiche farmacocinetiche e chimico-fisiche, Thc e altri principi attivi inalati o assunti con le infiorescenze di cannabis sativa possono penetrare e accumularsi in alcuni tessuti, tra cui cervello e grasso, ben oltre le concentrazioni plasmatiche misurabili; tale consumo avviene al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che questa possa produrre, sia a breve che a lungo termine”.

E ancora, al Css “non appare in particolare che sia stato valutato il rischio al consumo di tali prodotti in relazione a specifiche condizioni, quali ad esempio età, presenza di patologie concomitanti, stati di gravidanza/allattamento, interazioni con farmaci, effetti sullo stato di attenzione, così da evitare che l’assunzione inconsapevolmente percepita come ‘sicura’ e ‘priva di effetti collaterali’ si traduca in un danno per se stessi o per altri (feto, neonato, guida in stato di alterazione)”.

Per questa parte del parere ringraziamo in particolare le aziende senza morale, senza etica e senza scrupoli che per mesi hanno lanciato a livello nazionale articoli-cavolate o vendita come se fosse un medicinale per salvare le persone: ora la vostra vendita a tutti i costi senza informazioni corrette e rilanciando cose non normate ed usi non descritti si sta ritorcendo contro a tutti, anche ai commercianti seri ed onesti, che però negli anni non hanno preso posizione contro questi markettari.

Quanto al secondo quesito posto dal segretariato generale del ministero della Salute, il Css ritiene che “tra le finalità della coltivazione della canapa industriale” previste dalla legge 242/2016 – quella che ha ‘aperto’ al commercio, oggi fiorente, della cannabis light – “non è inclusa la produzione delle infiorescenze né la libera vendita al pubblico; pertanto la vendita dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di ‘cannabis’ o ‘cannabis light’ o ‘cannabis leggera’, in forza del parere espresso sulla loro pericolosità, qualunque ne sia il contenuto di Thc, pone certamente motivo di preoccupazione“.

Una risposta assurda ed insensata che però ci dobbiamo prendere per ora, purtroppo, perchè i geni del mercato light quando hanno avuto l’occasione non hanno mai posto loro queste problematiche giuste, chiedendo sicurezza normativa, ed ora si è costretti ad inseguire queste assurde teorie e dover rispondere sempre, sempre dopo, sempre all’inseguimento.

Sulla base delle opinioni espresse dal Css, sempre a quanto apprendiamo dall’Adnkronos Salute, il ministero della Salute ha anche richiesto un parere all’Avvocatura dello Stato, che non sarebbe ancora arrivato.

Le strade sembrano tracciate con poche alternative: il parere decisivo sarà quello del neo Ministro della Salute Giulia Grillo, ma le scelte sembrano essere tra il consegnare il mercato in mano a soggetti “controllabili” oppure bloccare la vendita del fiore fino a nuove normative.

Che cosa altro aggiungere se non un triste “ve l’avevamo detto?”.

 

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