ARTICOLO TRATTO DA: Cannabisterapeutica.info (di Mario Catania)
Riceviamo molte richieste sulla difficoltà di reperire farmaci a base di cannabis in Italia. In questo articolo cerchiamo di dare delle risposte alle richieste più frequenti. In calce un’intervista ad Alessandra Viazzi, Presidente dell’associazione PIC (Pazienti Impazienti Cannabis) sui maggiori problemi che ancora oggi si incontrano nel tentativo di ottenere questo tipo di farmaci.
In Italia, nel 2007, l’allora ministro della Salute Livia Turco ha riconosciuto con un decreto l’uso in terapia del cannabinoide delta-9-THC e dei suoi omologhi. In realtà qualcuno era già riuscito ad ottenere farmaci a base di cannabinoidi sintetici e anche il Bedrocan (un paziente nel 2005 e 3 o 4 nel 2006) anche prima tramite l’importazione dall’estero visto che un decreto ministeriale del febbraio del 1997 che autorizzava l’importazione di farmaci che non fossero prodotti nel nostro Paese. Nel 2013, quando ad essere ministro della Salute era Renato Balduzzi, fu esteso il riconoscimento dell’efficacia per scopi terapeutici anche alla pianta di cannabis in forma vegetale e ai suoi estratti e preparati. Accanto alla normativa nazionale negli ultimi anni sono state introdotte anche delle leggi regionali che, pur nella diversità delle loro disposizioni, tutte convergono nel riconoscere l’erogazione dei medicinali cannabinoidi a carico dei servizi sanitari regionali. Ad oggi le regioni che hanno approvato dei provvedimenti in merito sono nove: Puglia, Toscana, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Marche, Veneto, Abruzzo, Umbria, Sicilia. Nonostante non manchino le disposizioni di legge, tali farmaci restano di fatto inaccessibili: secondo il ministero della Salute nel 2013 sono state rilasciate 213 autorizzazioni all’importazione di farmaci cannabinoidi dall’Olanda.
SATIVEX. Il Sativex è un farmaco a base di estratti di cannabis autorizzato all’immissione in commercio in diversi Paesi, tra i quali anche l’Italia. Si tratta di uno spray ad uso orale, a base alcoolica, contenente THC e CBD in proporzione 1:1 e viene assorbito rapidamente dalle mucose della bocca. E’ prescrivibile da specialisti ospedalieri e solo per gli spasmi dovuti alla sclerosi multipla, dopo che i trattamenti tradizionali si sono dimostrati fallimentari. Rimborsato in fascia H (ospedaliera), il farmaco prodotto dalla GW Pharmaceuticals è composto da tre flaconi da 10 ml ciascuno, dura per circa un mese di trattamento ed ha un costo al pubblico di oltre 700 euro.
INFIORESCENZE. Per quanto riguarda le infiorescenze di cannabis, invece, non sono state registrate e non sono nemmeno prodotti degli analoghi nel nostro paese, per cui l’Italia, come molti altri Paesi europei, le importa dall’Olanda. In Italia è da poco stato avviato un progetto di produzione di cannabis terapeuticapresso lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Attualmente è in fase sperimentale ed è stato annunciato che a giugno ci sarà il primo raccolto di qualche chilo di infiorescenze, per poi ampliare la serra e arrivare ad una produzione finale di circa 100 chili l’anno. Alcune associazioni di pazienti hanno sollevato delle perplessità a riguardo, sia per il quantitativo prodotto (il quantitativo di infiorescenze utilizzato dai pazienti varia da patologia a patologia: per alcuni è sufficiente mezzo grammo al giorno o anche meno, per altri non ne bastano 3 grammi al giorno, anche perché, nel tempo, si sviluppa una certa tolleranza agli effetti della cannabis. Facendo dunque una media di 1,5 grammi al giorno, per un anno fa circa 550 grammi l’anno, andando sempre per difetto, il che vuol dire che con 100 chilogrammi l’anno si potrebbero soddisfare le esigenze di circa 200 pazienti, sempre per difetto, a fronte di migliaia di richieste), sia di carattere legislativo.
Ad ogni modo importiamo quattro tipi di cannabis diversa, si tratta del Bedrocan (THC 19%, CBD 1%) Bedica (THC 14%, CBD <1%), Bedrobinol (THC 12%, CBD <1%) e Bediol (THC 6%, CBD 7,5%) forniti dall’azienda Bedrocan, l’unica autorizzata alla coltivazione dal ministero della Salute olandese.
Per ottenere tali farmaci sono due le strade che si possono seguire: quella dell’importazione dall’estero (D.M. 2/97) e quella della normale prescrizione da un medico su ricetta bianca. La prima opzione comporta numerosi passaggi burocratici (compilazione del modulo di importazione da parte del medico, consegna alla farmacia territoriale o ospedaliera, richiesta di “nulla osta” per l’importazione al ministero della Salute, acquisto direttamente dal Ministero della salute olandese), ma riesce a fornire al paziente il farmaco gratuitamente se prescritto da un medico ospedaliero, o se prescritto dal medico di base con costo variabile dai 9 ai 15 euro al grammo, dipende dalle quantità, ovvero senza nessun aggravio ulteriore rispetto a quello che è il prezzo di vendita da parte del Ministero olandese, eccetto le spese di spedizione. Questa operazione è possibile solo per richieste di massimo 90 giorni. La seconda opzione consiste nel farsi prescrivere da un medico su ricetta bianca non ripetibile la cannabis in forma di infiorescenze indicando il numero di dosi e la quantità per dose. Sebbene consenta di saltare una serie di passaggi e di poter ottenere il farmaco in una qualsiasi farmacia che effettui preparazioni galeniche, ha come svantaggio un incremento del prezzo di vendita con un rincaro minimo del 3-400%, ovvero dai 7 euro al grammo (più le spese di spedizione) del prezzo di vendita del ministero olandese, si arriva a 35-40 euro al grammo, ma anche il doppio, come prezzo di vendita nelle farmacie italiane.
Dal sito di PIC è possibile scaricare il modulo per l’importazione dei farmaci a base di cannabinoidi dall’estero (e in particolare dei prodotti olandesi).
CANNABINOIDI SINTETICI. I farmaci prodotti con cannabinoidi sintetici in Italia sono disponibili solo su importazione con lo stesso procedimento dei prodotti olandesi.
INDICAZIONI TERAPEUTICHE E DOSAGGIO. A parte il Sativex che è prescrivibile per un solo sintomo (v. sopra), per gli altri prodotti non sono previste indicazioni terapeutiche, in quanto sostanze importate o preparati magistrali. I dosaggi variano da paziente a paziente, a seconda dell’età, della corporatura e della patologia.
Per capire quali siano le problematiche nelle quali incorrono più spesso i pazienti che tentano di ottenere dei farmaci a base di cannabis, abbiamo rivolto qualche domanda ad Alessandra Viazzi, Presidente dell’associazione Pazienti Impazienti Cannabis, che da anni si batte per il diritto di cura dei pazienti che si curano con i prodotti derivati da questa pianta.
Si fa fatica ad accedere a questo tipo di farmaci?
Oggi arriva più facilmente rispetto a quando abbiamo iniziato a cercare di ottenerli anni fa. Una volta le stesse farmacie delle Asl non sapevano che pesci prendere e il problema ulteriore è che ogni Asl decide per sé, non c’è una procedura standard.
Qual è la difficoltà maggiore?
Ad oggi la cosa più difficile resta trovare un medico informato, per avere la prescrizione e per quanto riguarda la produzione olandese di cannabis terapeutica fa fatica a soddisfare le esigenze di tutti i Paesi europei.
E le leggi regionali come stanno influendo?
Dopo anni di impegno, come associazione, nella stesura dei testi e nei contatti con i politici locali, si è arrivati all’approvazione della prima legge regionale in Toscana. Sembrava una buona cosa, ma a sorpresa, il primo regolamento conteneva un sacco di limiti, come ad esempio quello di prescrizione per sole 4 patologie. Finalmente, dopo un anno di pressioni e proposte di modifica, a novembre scorso è stato cambiato, ma ancora i medici non sanno cosa fare: sullo stesso sito dell’Ordine dei Medici di Firenze, le informazioni che vengono date ai medici che vorrebbero prescrivere farmaci a base di cannabis, fanno ancora riferimento al vecchio regolamento. Quello nuovo, oltre a non limitare il numero di patologie, prevede anche che i costi per i farmaci a base di cannabis siano a carico del Servizio Sanitario. Per fare questo un paziente ha bisogno di ottenere la prima prescrizione da una farmacia ospedaliera, per poi continuare il trattamento anche a casa propria, gratis. Anche nelle altre regioni, la situazione è ferma. Anche in Umbria, siamo stati inseriti nella commissione che ha il mese scorso iniziato a lavorare sul regolamento ed è ancora tutto work in progress.
Articolo a firma di Mario Catania
Associazione Nazionale FreeWeed Board, 100% Noprofit, Apartitica ed Indipendente.