San Marino approva, nel Consiglio, l’istanza per discutere ufficialmente della legalizzazione totale della cannabis.
Purtroppo però il Governo dello stesso paese si è dimesso in queste ore; si andrà dunque a nuove elezioni, rallentando il procedimento di discussione della mozione.
Se sarà completato, fattore molto difficile a questo punto in tempi brevi, il percorso parlamentare sulla cannabis potrebbe portare a un risultato inedito per il diritto sammarinese: la regolamentazione per scopi ricreativi, con coffee shop e punti vendita. L’istanza d’Arengo, approvata dall’Aula, ha come primo firmatario Massimiliano Frisoni. Si è quindi in una fase embrionale, a livello legislativo. I cittadini, nella proposta, definiscono San Marino come uno degli Stati con le politiche “più proibizionistiche in Europa” e sostengono, citando studi in proposito, che il consumo di cannabis sia molto meno dannoso rispetto a alcool e tabacco.
Parlano di “fallimento delle politiche di repressione” e di mercato nelle mani della criminalità. Uno degli aspetti principali dell’istanza è quello economico: i firmatari vendono nella legalizzazione un’opportunità sul fronte delle imposte, dell’occupazione e del turismo. Nel testo, infatti, si parla, tra le altre cose, di negozi da destinare alla vendita e dell’apertura di locali sul modello dei coffee shop olandesi. In Italia associazioni come la Luca Coscioni si battono per la legalizzazione. Posizione opposta per la comunità di San Patrignano.
L’istanza d’Arengo si sofferma anche sulla questione dei limiti massimi per quanto riguarda, ad esempio, la quantità per uso personale o per l’auto-produzione e si appella al legislatore per stabilire o, eventualmente, modificare le soglie.
Scendendo nei dettagli, l’istanza approvata in queste ore chiede di permettere:
1) Il possesso per uso personale, fino a una quantità massima da stabilire (orientativamente 30 grammi, prevedendo eventualmente diversi limiti per residenti e non residenti in Repubblica), di derivati della cannabis a ogni individuo maggiorenne (con “derivati della cannabis” si intende, qui e in seguito, infiorescenze della pianta della cannabis, resine ed estratti di ogni tipo prodotti a partire dalla pianta della cannabis, prodotti edibili contenenti infiorescenze, estratti e/o resine della cannabis, e-liquid contenenti cannabinoidi non sintetici).
2) Il consumo, a ogni individuo maggiorenne, di derivati della cannabis in ogni luogo non pubblico o non aperto al pubblico nel quale non vi sia presenza di minori, di donne incinte o di chiunque faccia espressa richiesta di non volervi assistere, nei “locali per la vendita e consumo sul posto” di cui al punto 4 e nelle associazioni di cui al punto 6.
3) La produzione, la lavorazione e la trasformazione della cannabis al fine di ottenerne i derivati; prima della messa in vendita, questi ultimi dovranno essere sottoposti a esami che ne accertino la non nocività (volti a rilevare la presenza di pesticidi, muffe, micotossine, solventi, metalli pesanti e quant’altro si ritenga necessario, e i contenuti di THC e CBD).
4) La vendita, prevedendo negozi destinati alla sola vendita (sul modello dei cannabis dispensaries statunitensi) e locali destinati alla vendita e al consumo sul posto (sul modello dei coffee shop olandesi); la vendita potrà avvenire solo verso individui maggiorenni, nel rispetto dei limiti relativi al possesso per uso personale.
5) L’autoproduzione, ovvero la detenzione presso la propria residenza, di piante di cannabis fino a un numero massimo da stabilire (orientativamente 4 piante); la presenza di una coltivazione dovrà essere segnalata ad autorità competenti, così come la quantità di sostanza prodotta a ogni raccolto; la sostanza prodotta potrà superare in quantità i limiti relativi al possesso per uso personale e dovrà essere mantenuta nel luogo dove è avvenuta la coltivazione; solamente colui al quale è intestata la coltivazione potrà prelevare e portare appresso il prodotto frutto della stessa, o parte di esso, nel rispetto dei limiti relativi al possesso per uso personale.
6) L’associazione al fine della coltivazione collettiva della cannabis (sulla falsariga dei Cannabis Social Club spagnoli) fino a un numero massimo di piante per associato in linea con i limiti relativi all’autoproduzione; la distribuzione di quanto prodotto dovrà avvenire tra i membri dell’associazione secondo quanto stabilito dallo statuto di quest’ultima.
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