Il 9 marzo 2016 sarà comunque una data importante per il cammino verso una nuova legislazione sulla cannabis, a prescindere dal risultato della sentenza della corte costituzionale, perchè a Roma si riuniranno in Piazza gli attivisti per il “Ritrovo Nazionale per la Cannabis Libera”, in un sit-in in Piazza Santi Apostoli, per fare sentire la nostra voce, verso una riforma attesa da oltre 30 anni.
Ma cosa può accadere con la sentenza della Corte Costituzionale? Cosa potrà cambiare in Italia?
La corte costituzionale è chiamata a decidere se l’Art. 75 del DPR 309/90 (Testo unico sugli stupefacenti) sia costituzionale o meno nella parte che NON equipara la detenzione per uso personale alla condotta coltivativa per uso personale, punendo la prima amministrativamente e la seconda penalmente.
Qualora la corte esprimesse un giudizio di incostituzionalità verrebbe CODIFICATO un concetto che la magistratura ultimamente sta già applicando, ossia che la CONDOTTA COLTIVATIVA, qualora DIMOSTRATO (in sede processuale o di indagine preliminare) avvenga per USO ESCLUSIVAMENTE PERSONALE, verrà reputata automaticamente NON PUNIBILE PENALMENTE e verrà PUNITA AMMINISTRATIVAMENTE (con conseguente sequestro/multa/segnalazione/ritiro documenti/Ser.T.).
Quindi basilarmente NON diviene LEGALE la condotta coltivativa, né tollerata, ma rimane ILLECITA ed ILLEGALE, venendo PERO’ punita, qualora venga comunque dimostrato il fine esclusivamente personale di tale condotta, a livello AMMINISTRATIVO E NON PENALE.
Certamente un grande passo avanti, che ci auguriamo, ma non il punto di arrivo della nostra lotta sociale.
Parlando in termini tecnici, una eventuale sentenza di incostituzionalità andrebbe a toccare direttamente la normativa, pur senza modificarla ne parametrizzarla effettivamente; si tratterebbe di una SENTENZA ADDITIVA.
Infatti l’eventuale incostituzionalità non porterebbe ad una riscrittura della legge intera, ma ad una “aggiunta in appendice” dell’interpretazione normativa data dalla corte costituzionale; in sostanza la norma rimarrebbe scritta cosi come appare ora, ma in aggiunta vi sarebbe sentenziato l’obbligo di applicarla come definito dalla corte costituzionale.
Per stringere ancora maggiormente il concetto: la normativa, se dichiarata incostituzionale, verrebbe modificata da una aggiunta in appendice, che ne varierebbe la metodologia di applicazione.
In sostanza ad oggi l’art 75 non equipara la coltivazione personale alla detenzione personale mentre dopo una eventuale sentenza di incostituzionalità andrebbe per obbligo ad equipararle, qualora venissero comunque sempre dimostrate, punendo entrambe le condotte “solamente” a livello amministrativo.
La singolarità che si andrebbe a creare qualora venisse reputato incostituzionale l’art.75 è insita nella distinzione che si andrebbe a creare tra la coltivazione ad uso personale e quella ad uso “di cessione/di vendita/di lucro/di spaccio”; la normativa andrebbe definitivamente a dividerle ma senza stabilire un parametro sul quale fare affidamento per stabilire con certezza quale sia la condotta in questione.
Questa situazione “complicata” lascerebbe comunque libera l’interpretazione del parametro ad ogni singolo caso, certificando la distinzione tra le due condotte coltivative (ai fini di spaccio e per uso personale) e diversificandone le pene (amministrativo per la coltivazione personale e penale per la coltivazione ai fini di spaccio) ma senza DETERMINARNE UN VALORE DISTINTIVO (ad esempio, fino a 5 piante in fioritura è coltivazione personale, oltre è coltivazione ai fini di spaccio).
Questo potrebbe portare ulteriore pressione sulla “politica” che da troppo tempo tergiversa su questa situazione, al fine di emanare rapidamente una legge che definisca chiaramente i parametri della coltivazione ad uso personale e che regolamenti questa condotta, mettendo fine all’ingiusto proibizionismo vigente su questa pratica.
Rinnoviamo l’invito a presenziare il 9 marzo in Piazza Santi Apostoli per far valere i nostri diritti e per fare sentire la nostra voce, verso una nuova legislazione che tenga conto dei diritti dei consumatori, espressi nella carta dei diritti sottoscritta da tantissime realtà attive costantemente sul territorio.
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