Cambiano i Governi, ma il Farmacoligopolio creato nella scorsa legislatura (qui una definizione) continua a svolgere il suo ruolo primario di rifornimento della Cannabis (ad uso medico legalmente) in Italia (tramite monopolio farmaceutico).
E’ del 12 luglio 2018 il nuovo intervento del Governo (nuovo anch’esso) sul tema “Cannabis ad uso medico”: ovviamente non si sfiora nemmeno una dichiarazione pubblica sul tema.
Ecco cosa cambia dopo il nuovo decreto del Ministro della Salute Giulia Grillo, che riportiamo:
Art. 1 1. Nell'allegato III-bis del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 e' inserita, secondo l'ordine alfabetico, la voce: Medicinali a base di cannabis per il trattamento sintomatico di supporto ai trattamenti standard.
Art. 2 1. Nella tabella dei medicinali, sezione B, del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 alla voce «Medicinali di origine vegetale a base di cannabis» e' inserito il contrassegno con doppio asterisco (**), previsto per i medicinali utilizzati nella terapia del dolore, come segue: Medicinali di origine vegetale a base di cannabis (**). Il presente decreto entra in vigore il quindicesimo giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Roma, 25 giugno 2018 Il Ministro: Grillo
Con questo decreto non cambia sostanzialmente molto a livello di “burocrazia” per la prescrizione di cannabis ma viene introdotta una importante discriminante che potrebbe essere utile per i pazienti.
Ovviamente non parliamo dell’autoproduzione di fiori di cannabis: per questo si rimane nel “penale” (arresto e processo)
Ma la modifica di cui parliamo, seppur leggera, permetterebbe di prescrivere la Cannabis anche come prima scelta da parte del medico curante, secondo l’articolo 2 che indica come essa sia inserita nella terapia del dolore a livello generale, senza più distinzioni specifiche.
Ovviamente si tratta di una situazione “teorica” e non obbligatoria, dato quanto scritto nell’articolo 1, “in supporto ai trattamenti standard”, ma potrebbe essere sicuramente importante per sviluppare almeno un corretto ed ampio utilizzo della Cannabis “ad uso medico”.
Sembra tutto positivo.
Perchè in realtà lo è.
Ma se andiamo a vedere le conseguenze economico-sociali di queste mosse, e guardiamo il quadro in modo più ampio, riusciamo a vedere chiaramente il progetto monopolistico esclusivistico che si sta portando avanti da diversi anni (e diverse legislature).
La diffusione capillare controllata dallo Stato della Cannabis come “farmaco” ne presuppone, dato il contesto sanitario medicinale nel quale ci si addentra, un suo controllo estremo nella produzione da parte di organi casualmente autorizzati. E sarà sempre cosi, finchè non si mette in dubbio, insieme pazienti e antiproibizionisti, questo sistema di produzione/distribuzione/clienti creato ad arte per distribuire quanto più prodotto “possibile” arricchendo multinazionali ed organi statali (che non reinvestono nel settore nè nella regolamentazione totale!) fingendo interesse per il paziente ma fino a quando questo rimane cliente pagante e controllato, altrimenti descrivendolo come criminale e problematico, discriminandolo a livello sociale e reprimendolo a livello penale e amministrativo.
E’ tempo di rendersi conto di questa situazione, e diffonderne le criticità cosi da poterle affrontare e “combatterle”, anche nel nostro linguaggio antiproibizionista, che deve essere sempre teso alle libertà personali e mai al controllo subdolo dello stato sulle condotto private, in particolare per quanto riguarda la coltivazione e l’uso della cannabis, pianta utile immensamente per l’essere umano sotto tutti i punti di vista.
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