Cannabis Social Club: l’importanza del Codice di Condotta

Cannabis Social Club: un Progetto ENCOD

ENCOD esiste dal 1993. Nel corso del tempo, ci siamo abituati a persone che utilizzano il sacrificio degli attivisti come trampolino per costruirsi la propia carriera professionale all’interno di un’impresa, un reparto scientifico o una agenzia di riduzione del danno. Noi abbiamo imparato a convivere con tutto ciò, mantenendoci concentrati sull’obiettivo a lungo termine.

I Cannabis Social Club non possono esser brevettati, dal momento che essi non sono altro che una idea, un concetto. In ogni Paese, regione, forse città, gli attivisti come pure le Autorità devono trovare la propria interpretazione di questo concetto.

Non dimentichiamo che il nostro obiettivo finale non è quello di creare dei cannabis social club. Il nostro vero obiettivo è una Legislazione all’interno della quale siano garanti i diritti di tutti gli adulti a possedere e coltivare Cannabis in casa propria, per il consumo personale.

I CSC possono costituire un importante strumento per raggiungere questo obbiettivo, a patto che essi siano chiari e trasparenti sulla propria condotta. Ecco perchè queste Associazioni hanno bisogno di identificarsi come Cannabis Social Club e, soprattutto, di avere qualcosa in comune: un Codice di Condotta.

Finché le persone utilizzano il termine Cannabis Social Club per promuovere ogni tipo di proposta politica che regola il diritto di coltivare cannabis per ogni persona adulta nel proprio Paese, tenendo in conto le tradizioni locali e le situazioni che loro stesse percepiscono, chi siamo noi per opporci o dissentire? Naturalmente, è una discorso completamente diverso quando la gente inizia a mettere in pratica il concetto.

Dopo molti mesi di discussione tra gli attivisti di vari paesi in Europa, nel Dicembre 2011, ENCOD ha stabilito un Codice di Condotta per tutti i CSC europei. Poi, durante l’Assemblea Generale di Encod, in Beneo, Spagna, dal 21 al 23 Giugno 2013, esso è stato anche semplificato, individuando una serie di principi di base a cui tutti i CSC dovrebbero attenersi, per contraddistinguersi da ogni altro genere di iniziativa legata alla produzione ed alla distribuzione della cannabis.

L’obiettivo è quello di mettere a disposizione alcune “linee guida” per tutti coloro che vogliono avviare un Cannabis Social Club nel proprio Paese, ma anche per costituire un riferimento certo per i consumatori, che dovrebbero sapere che il proprio club segue questo codice di condotta o, in caso contrario, avere quantomeno un punto di riferimento a cui rivolgersi.

Il modello dei CSC è congegnato per tutelare e dare voce ai consumatori, offrendo loro l’opportunità di controllare la produzione di cannabis in base al proprio fabbisogno, in modo che possano smettere di essere manipolati. Per questa ragione, è importante che i CSC siano delle Associazioni: la democrazia interna di una Associazione rende possibile a tutti i membri di unirsi e di mettere in discussione il Comitato di gestione, se lo considerano necessario: una condizione che molto più difficilmente si potrebbe verificare, se, invece, ci si riferisce ad un modello commerciale o statale.

Questo è molto importante, perché assicura ai membri dei Cannabis Social Club, potenzialmente migliaia, che sorgeranno presto in tutta Europa, il potere di controllare i collettivi stessi, invece di trovarsi a dipendere da qualche autorità europea o nazionale.

I principi alla base del funzionamento dei CSC

Sebbene la formula esatta e le modalità di funzionamento dei CSC dipendano dal Paese in cui essi operano, esistono un codice di condotta europeo ed alcuni principi di base a cui tutti i CSC dovrebbero attenersi, per contraddistinguersi da ogni altro genere di iniziativa legata alla produzione ed alla distribuzione della cannabis.

La produzione è limitata alla sola richiesta dei soci:
Nei Cannabis Social Club non viene mai coltivata una quantità maggiore di cannabis rispetto a quella che i soci stabiliscono, di comune accordo, per soddisfare unicamente il proprio consumo personale. L’unica eccezione è una “scorta di sicurezza” da poter utilizzare solo in caso di necessità: furti, incendi, raccolti persi, etc.

L’intera attività dell’associazione è senza scopo di lucro:
L’auto-sufficienza finanziaria dei Cannabis Social Club è garantita dai soci, tramite il versamento di una quota personale a copertura di ogni spesa: affitto dei locali, acquisto di attrezzature, bollette, costi di gestione, etc. Per nessuna ragione è permessa la vendita della cannabis a soggetti esterni, non è consentito promuovere i CSC con pubblicità, vetrine e/o insegne e non è mai prevista la ripartizione fra i soci di eventuali esuberi di bilancio sotto-forma di profitto: qualsiasi somma di denaro eccedente, rispetto alle quote versate dai soci, deve essere re-investita nel CSC o defalcata dalle quote successive.

L’organizzazione interna è democratica e partecipativa:
Così come ogni altra Associazione No-profit, i Cannabis Social Club vengono gestiti da un’organizzazione interna democratica e pertecipativa. L’organo decisionale è l’Assemblea Generale, a cui tutti i soci possono prendere parte, con diritto di voto, per stabilire il quantitativo di cannabis da produrre e le modalità, determinare le spese, assegnare i ruoli di responsabilità e gestione, adottare un regolamento interno, approvare i bilanci finanziari, etc. Tutte le attività vengono riportate su appositi registri che, nella massima trasparenza, possono essere consultati da tutti i soci, dagli altri CSC e dalle Autorità. Ciò include la contabilità, il libro dei soci ed un rendiconto della produzione e dei consumi della cannabis.

La gestione è aperta al dialogo con le Autorità:
Al contrario delle attività finalizzate al traffico illecito di stupefacenti, i CSC aspirano ad operare nella massima legalità e, pertanto, sono fortemente orientati al dialogo con le Autorità, al controllo ed alla supervisione.

La sicurezza e la salute sono al primo posto:
Nei Cannabis Social Club la coltivazione della cannabis è praticata solo con metodi di agricoltura biologica e l’intero processo, dalla produzione al consumo, avviene nel rispetto di adeguati standard qualitativi e di sicurezza . Al proprio interno i CSC sviluppano una politica di prevenzione e riduzione del danno per evitare l’abuso ed l’uso problematico, rendendo i soci consapevoli delle proprietà della cannabis, dei benefici e delle controindicazioni, proponendo loro un quantitativo massimo da non eccedere ed i metodi di assunzione più sicuri, sconsigliando di abbinare il consumo di cannabis ad alcol e tabacco ed intervenendo qualora si verifichi un tipo di consumo irresponsabile. Ciò include l’opportunità, da parte dei CSC, di avvalersi di consulenze e convenzioni con avvocati, medici, psicologi ed assistenti sociali che, all’occorrenza, mettano a disposizione dei soci la propria professionalità.

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