Cannabis Illegale: un affare per la criminalità organizzata italiana

I dati che provengono dal quotidiano La Repubblica sono indiscutibili: mantenere illegale la coltivazione personale di cannabis ed il conseguente consumo personale porta grandi, enormi, vantaggi economici alla criminalità organizzata, con correlati guadagni in nero ed aumento del finanziamento alle loro attività illecite.

Secondo l’articolo di Corrado Zunino, che confronta dati ufficiali di sequestri e criminalità, “la più potente organizzazione criminale italiana, la ‘ndrangheta, è anche il primo coltivatore di canapa indiana. Un terzo della marijuana e dell’hashish made in Italy, dicono i sequestri di polizia realizzati, è prodotto in Calabria.”

I due picchi di sequestro di piante di cannabis è nella provincia di Vibo Valentia con  15.519 piante di canapa sequestrate, ed a Reggio Calabria con 13.132 piante sequestrate.

Secondo i dati ufficiali, la criminalità organizzata sta sviluppando una serie di accorgimenti per attuare al meglio la coltivazione illegale ed il conseguente spaccio della cannabis: “Sulla coltivazione della canapa indiana in Aspromonte si è creata una collaudata economia di scala che segue lo schema messo a punto per i sequestri di persona: si coinvolge, facendolo lavorare, il territorio. C’è chi individua i campi adatti, e sufficientemente nascosti, chi si occupa dell’irrigazione (a goccia, più difficile da individuare). Chi sorveglia, chi trasporta il prodotto raffinato sui mercati urbani. La manovalanza è tutta calabrese. Per investigare in questi territori i carabinieri devono calarsi di notte dagli elicotteri, a chilometri di distanza dai luoghi individuati, e poi raggiungerli con marce rapide e silenziose.”

I dati indicano però una netta diminuzione dei sequestri, dopo il clamoroso boom del 2012: “diverse operazioni delle ultime stagioni hanno smantellato gruppi criminali piccolo-medi, tanto che l’esplosione dei sequestri giudiziari del 2012 – oltre quattro milioni di piante – si è fortemente ridimensionata scendendo a 122 mila nel 2014 e collocandosi a quota 138 mila l’anno scorso.”

Le piantagioni di cannabis illegali avvistate – spesso con i droni –  sono comunque il venti per cento (20%) del coltivato reale.

Dopo la Calabria si colloca la Sicilia, dove nello scorso anno sono state sequestrate 23.984 piante.

Al Sud dunque è dove si certifica circa il 68 per cento dei sequestri totali italiani; nel quadrilatero tra Castellammare di Stabia, Gragnano, Casola di Napoli e Lettere sono state sequestrate venti tonnellate di cannabis nel solo 2015.

L’articolo analizza nel dettaglio le regioni italiane: “La Toscana mostra una singolare diffusione della cannabis, in particolare nelle province di Massa e Prato, terza per sequestri. La piccola Savona registra interventi giudiziari cinquanta volte superiori rispetto alla vicina Genova, Bergamo il doppio di Milano. A Roma, 3.292 piante distrutte nel 2015.”

La criminalità organizzata continua imperterrita a lucrare sui consumatori ed anche sullo Stato, che con il sistema attuale che penalizza la coltivazione personale pone il consumatore nella condizione di dover rivolgersi alle narcomafie per il suo consumo personale, e quindi lo costringe ad alimentare le attività illecite delle organizzazioni criminali.

 

 

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