Immaginiamo un mondo senza petrolio: un mondo senza plastica, asfalto, gasolio, benzina e tutti gli altri prodotti ottenuti mediante la sua raffinazione.
Un mondo basato sulle soluzioni, ecologiche, su menti ed intelletti nuovi, sulla libertà di pensiero. Per parlare di questo è indispensabile introdurre il concetto di biomassa e cioè l’insieme delle coltivazioni, degli scarti agricoli, dei biocarburanti e dei gas utilizzati a scopi energetici; in sintesi parliamo di sostanze di origine biologica in forma non fossile.
La bioenergia è attualmente la fonte più rapida di approvvigionamento di energia rinnovabile e la canapa industriale è considerata una pianta ad alto rendimento energetico e basso impatto ambientale. Ecco perchè, in funzione della sua alta resa in massa vegetale, la canapa è considerata ideale per la produzione di combustibili da biomasse come l’etanolo, considerato il carburante del futuro e che può essere prodotto su larga scala attraverso processi di pirolisi o fermentazione, in assenza di ossigeno. Oppure per biodiesel di origine naturale che può essere sostituivo parziale e per interno agli odierni gasoli, nafte e derivati.
Ricordiamo che nel progetto Ve.Li. Ca, grazie alla ricerca dell’Istituto di Tecnologie Molecolari del CNR è stato messo appunto un processo a basso impatto ambientale che rende gli oli di canapa e lino adatti all’utilizzo come combustibili e come prodotti intermedi per la produzione di oleochemicals e che il biodiesel di canapa è uno dei combustibili più ecologici che siano mai stati prodotti: è biodegradabile, non contiene zolfo e in caso di combustione non produce le sostanze tossiche tipiche invece dei combustibili fossili.
Essendo di origine vegetale non contribuisce quindi all’emissione di CO2 nell’atmosfera. Fino alle fine del 1800, l’olio di canapa era l’olio da illuminazione più usato in America e nel Mondo. E mentre una busta di plastica lasciata galleggiare nel mare resiste all’attacco di qualsiasi batterio per secoli e una bottiglia di plastica necessita di 400 anni per decomporsi, la bioplastica si dissolve senza lasciare residui inquinanti e in base alla composizione chimica necessita da pochi giorni a 4-5 anni per sparire senza lasciare alcuna traccia. E la Canapa ancora una volta può venire in nostro aiuto. Con l’esaurimento delle riserve petrolifere anche il settore della petrolchimica sarà soggetta a costi crescenti nell’approvvigionamento della materia prima. Le bioplastiche hanno tutte le carte per diventare nei prossimi decenni un valido sostituto dei prodotti plastici, in grado di consentire un medesimo utilizzo e un minore impatto sull’ambiente. Un esempio è BioMat che nasce dal PBS (polibutilene succinato poliestere biodegradabile al 100% ), miscelato con fibre di canapa per essere rinforzato. O Zeoform un materiale rivoluzionario che nasce dall’unione di cellulosa grezza, la fonte più abbondante di fibra naturale sul pianeta e acqua, e che può essere lavorato in mille modi ed essere riutilizzato.
Fonte: CanapaIndustriale
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Forse la nostra generazione non riuscirà a goderne a pieno i benefici, mi aguro succeda a quella successiva…