Il 90% di tutte le vele delle navi fin dall’ epoca dei Fenici era in canapa, e lo è stato anche più tardi, dal V secolo a.C. fino a molto tempo dopo l’ invenzione e la commercializzazione delle barche a vapore.
La parola “Canvas“( da vele) è la pronuncia olandese (derivata dal latino attraverso il francese) della parola greca “kannabis“. I greci ellenici dell’area mediterranea derivarono questa parola dal persiano, o da altre lingue nordsemitiche ancora più antiche (Quanuba, Kanabos, Cana, Kanah) che nel frattempo sono state ricondotte a un primo periodo, di recente scoperta, del ceppo linguistico indoeuropeo-semitico (circa 6000 anni fa) dei sumeri e degli accadi. La parola protosumerica-babilonese K(a)N(a)B(a) o Q(a)N(a)B(a) è una delle più antiche radici ancora esistenti. (KN significa canna e B indica due canne palustri o due sessi).
Ancora oggi dallo stelo della pianta della canapa si ricavavano oltre alle vele, anche le gomene per l’ ancora, le reti di caricamento e quelle da pesca, le bandiere, le sartie, nonché la stoppa per il calafataggio (il materiale sigillante resistente all’ acqua salata utilizzato per rendere stagne delle assi non perfettamente combacianti oppure ancora verdi).
Dal XVI al XIX secolo una nave da carico, una vedetta, una baleniera o una nave da guerra di media grandezza erano attrezzate con 50-100 tonnellate di canapa, senza dimenticare le vele, le reti, etc.; l’ intera attrezzatura doveva essere rinnovata ogni uno-due anni, perché veniva corrosa dal sale.
Persino i vestiti dei marinai, fino alle cuciture delle suole in corda e talvolta anche le scarpe in tela erano di canapa. Anche le carte di navigazione, i giornali di bordo e le Bibbie erano fatti con carta contenente fibre di canapa nell’ Europa occidentale e in America dall’ epoca di Colombo fino all’ inizio del XIX secolo e in Cina a partire dal I secolo d.C.
La carta di canapa si conserva dalle 50 alle 100 volte più a lungo della maggior parte di quelle derivate dal papiro, inoltre era più facile e meno costosa da produrre.
Fonte:
“The Emperor Wears No Clothes”, Jack Herer- 1985
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