Riportiamo la notizia sconvolgente dal sito ufficiale It.BlastingNews.com; una notizia che nel 2017 suona come irreale, eppure ecco quanto apprendiamo dal sito della testata giornalistica:
Un 29enne verrà giustiziato perché sorpreso con un ingente quantitativo di droga
Un uomo che vive in Birmania è stato condannato a morte per traffico di #cannabis. Era stato sorpreso con diverse buste di ‘erba’. Il 29enne Nur Alam Mohd Hussain dice che non era al corrente del fatto che quelle buste contenessero cannabis. Sebbene la Birmania sia il secondo produttore al mondo di oppio, dopo l’Afghanistan, ha leggi molto severe sulla droga. Secondo il commissario giudiziario Datuk Nordin Hassan, il 29enne era certamente al corrente del fatto che la droga stava per essere venduta, vista l’ingente quantità.
Serenità durante la lettura della sentenza
Un giovane della Birmania è stato condannato a morte perché sorpreso con un ingente quantitativo di cannabis. A quanto pare, in tale nazione la giustizia non scherza in materia di traffico di stupefacenti. Sembra che il 29enne sia stato bloccato nei pressi di un distributore di carburante. Alla vista degli agenti, ha lasciato la borsa per terra ed ha iniziato a correre. I poliziotti, dopo un breve inseguimento, lo hanno bloccato e arrestato. Nir Alam Mohd Hussain ha confessato che si è messo a correre perché temeva l’arresto: la moto che guidava era rubata. Secondo The Straits Times, il 29enne era molto calmo e sereno durante la lettura della sentenza. La World Coalition Against the Death Penalty ha riferito che nessuno, dal 2005 al 2015, è stato condannato a morte, in Birmania, per storie di droga.
Sorpreso con molta cannabis
Gli inquirenti birmani hanno reso noto che il ventenne è stato sorpreso con quasi 2 kg di cannabis. Il difensore del trafficante non è riuscito a convincere la Corte. Il sostituto procuratore Ezrene Zakariah ha portato in Aula 5 testimoni; la difesa, invece, 4. La condanna a morte è stata emessa ai sensi di una legge sulle droghe pericolose risalente al 1952.
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One response
Ma perché non facciamo come il Portogallo?