Brave Mykayla. La piccola Mykayla Comstock è nata il 20 giugno del 2005. Nel luglio del 2012, poco dopo aver compiuto sette anni, le è stata diagnosticata una Leucemia Linfoblastica Acuta alle cellule T. Una forma particolarmente rara e aggressiva di cancro, che colpisce soprattutto i bambini. Le sue probabilità di sopravvivere erano circa il 76, 9 per cento e le possibilità di recidiva si aggiravano attorno al 7 per cento.
I suoi genitori hanno deciso di curarla, oltre che con la chemioterapia, con l’olio di cannabis. Quando ha iniziato la cura, Mykayla era la più giovane paziente, tra più di 2000, ad avere accesso alla marijuana medica in Oregon ed è diventata “Brave Mykayla”, un vero e proprio simbolo per coloro che credono nelle proprietà antitumorali della cannabis. Ora i bambini ad avere accesso a questo tipo di cure sono più di 50 solo nello stato dell’Oregon. La controversa storia della famiglia Comstock ha avuto da subito una grande attenzione mediatica ed è diventata virale.
La redazione di VICE america ha pubblicato su youtube uno speciale sul caso di Brave Mykalya, Stoned Kids. Una questione così delicata come la somministrazione di cannabis ai bambini ha spesso sollevato polemiche, in quanto esistono attualmente pochi studi che dimostrino in che modo questa sostanza possa influenzarne lo sviluppo psicofisico. Benché in molti stati degli USA la marijuana medica sia ormai legale, le sue capacità antitumorali non sono confermate dalla medicina tradizionale, che afferma che la somministrazione in bambini ancora in fase di sviluppo possa avere più rischi che vantaggi.
Sul blog in cui Erin Purchase, la madre di Mykayla, e il suo fidanzato documentano i progressi della figlia si può leggere: “Alcuni dicono che la cannabis sia inappropriata per i bambini. Noi diciamo che il cancro è inappropriato per i bambini”. La stessa Erin, nel 2010, è diventata una paziente del programma per l’ uso medico della cannabis per trattare un problema metabolico.
Sempre sul blog, la madre racconta come il 13 luglio 2012, durante una visita pediatrica, i medici abbiano trovato una massa di Linfoblasti delle dimensioni di una palla da basket all’interno del petto di Mykayla. La bambina passò tre giorni in terapia intensiva, sottoposta a un intervento chirurgico senza anestesia. La massa all’interno del suo corpo era talmente estesa che l’anestesia avrebbe provocato seri pericoli a causa della pressione provocatale sul cuore e sull’esofago.
Nei giorni successivi Mykayla iniziò la terapia ormonale e la chemioterapia. I medici dissero che la massa di linfoblasti nel suo petto si sarebbe ritirata anche dopo una sola seduta, ma questo non successe. Preoccupati, parlarono della possibilità di un trapianto di midollo osseo se il cancro non fosse andato rapidamente in remissione.
Pochi giorni dopo la diagnosi, i genitori di Mykayla presero un appuntamento alla “The Hemp and Cannabis Foundation” a Portland, dove le fu accordato il permesso di usare la marijuana medica. La terapia con la cannabis iniziò ufficialmente il 24 luglio 2012. Una settimana dopo, il cancro era in remissione. Normalmente i linfoblasti si trovano solamente nel midollo osseo, nella Leucemia Linfoblastica acuta questi proliferano in maniera incontrollata e si trovano in gran numero anche nel sangue.
Il giorno della diagnosi il livello di linfoblasti nel sangue di Mykayla era del 51%. Due giorni dopo l’inizio della chemioterapia il livello si era abbassato, per poi ritornare, nei giorni successivi, al 31%. Il giorno in cui iniziarono il trattamento con la cannabis il livello scese al 5% e in agosto allo 0%, stabilizzandosi. Mykayla era ufficialmente in remissione.
“Grazie alla cannabis sono stati evitati i trattamenti di radioterapia. Un oncologo ammise che per nostra figlia la radioterapia non sarebbe stato un trattamento terapeutico ma una procedura di profilassi; quindi decidemmo che non sarebbe stata sottoposta alle radiazioni a meno che non fosse stato assolutamente necessario”. Scrive il padre.
COME SI CURA MYKAYLA?
Mykayla ovviamente non fuma erba. Assume cannabis in molte altre forme: come un succo naturale non contenente le sostanze psicoattive (THC) normalmente presenti in un fiore di cannabis, olio di cannabis all’interno di piccole pastiglie aromatizzate per mitigarne il sapore amaro, caramelle e qualche biscotto fatto con il burro di cannabis; il tutto accompagnato da una ferrea dieta biologica.
La bambina prende mezzo grammo di olio di cannabis due volte al giorno.
I bambini che si sottopongono a un trattamento anti leucemia hanno accesso agli stessi farmaci degli adulti: antidepressivi,analgesici, narcotici e farmaci contro la nausea. Per i genitori di Mykayla la logica era chiara: meglio un solo trattamento biologico e naturale piuttosto che una grande combinazione di farmaci a base chimica. La cannabis è infatti riuscita ad alleviare molti degli effetti collaterali della chemioterapia. Pochissime volte ha avuto bisogno di prendere medicinali per la nausea e più spesso trova sollievo per questo tipo di disturbo prendendo alcune caramelle allo zenzero.
Anche se a Mykayla rimangono ancora due anni di chemioterapia (e quindi di terapia con la cannabis), si lamenta raramente del dolore e molti disturbi che quasi tutti i pazienti chemioterapici presentano sono del tutto assenti, come la neuropatia periferica associata, che consiste in un’ alterazione della sensibilità a mani e piedi, con fastidiosi formicolii.
L’opinione della famiglia di Mykayla non è però condivisa dalla classe medica americana. L’American Academy of Pediatrics si è opposta fermamente all’uso di cannabis sui bambini. Gli studi fatti sulla pianta, infatti, sono sempre stati concentrati sugli adulti. Non è ancora chiaro, quindi, come l’utilizzo di olio di cannabis, se protratto per lungi periodi, possa influenzare lo sviluppo infantile. I medici suggeriscono quindi di usare altri farmaci che possano avere lo stesso effetto.
Per ora solamente il tempo potrà darci una risposta riguardo all’utilizzo di cannabis medica sui bambini, ed è chiaro come sia importantissimo continuare ed ampliare gli studi già da adesso per fare chiarezza sull’argomento. Attualmente secondo la “Oregon Healt Public DIvision” ci sono altri quattro bambini tra i 4 e i 9 anni iscritti al programma per la marijuana medica, trattati per disturbi come autismo, convulsioni, forti dolori, spasmi muscolari e nausea. E il numero dei bambini più grandi e degli adolescenti iscritti sta rapidamente salendo. Andando oltre le controversie, l’unica cosa che possiamo fare oggettivamente, è osservare come nei numerosi video e interviste pubblicate sul suo sito web Mykayla appaia sempre vivace, sorridente e sveglia.
Possiamo vederla mentre, entusiasta, salta e balla davanti all’albero di Natale, o disegna o legge le sue favole preferite.
“Mi aiuta a mangiare e a dormire” dice la piccola in un’ intervista. “La chemioterapia ti fa sentire come se dovessi stare in piedi tutta la notte”. La cannabis le fa anche venire voglia di “munchy-munchy” cioè di sgranocchiare e la fa sentire “divertente e a volte stanca”.
Non abbiamo mai l’impressione che questa bambina sorridente, con il viso spruzzato di lentiggini non sia in sé. Fino ad ora i genitori si sono occupati della sua istruzione a casa, tramite un corso online, in cui eccelle. Il 23 gennaio è stata pubblicata una foto sulla sua pagina Facebook, dove i genitori avvisano che Brave Mykayla è pronta a tornare a scuola, insieme ai suoi compagni di classe.
Noi possiamo solo dirle: buona fortuna, Brave Mykayla!
Fonte: www.usomedico.it
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