Analisi: I danni delle sostanze
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Ecco pronte alcune informazioni utili riguardo alle sostanze ed ai danni diretti e indiretti che esse producono sull’organismo. Giusto per fare un po’ di sana informazione.

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Collocandoli in un quadro generale, tali danni possono essere raggruppati in due categorie generali: danni sociali e danni fisici. A questi poi la classifica Lancet ufficiale a cui facciamo riferimento (con allegato il link di riferimento e la tabella di facile consultazione: http://www.sostanze.info/immagine/classifica-lancet-sui-danni-delle-droghe-tabella-tradotta-è-tratta-focus ), aggiunge anche il danno classificato come ‘dipendenza’ ma per comodità questo sarà considerato tra i due generalissimi.

I danni sociali sono, come è ovvio, quelli che influiscono principalmente sulla vita quotidiana dell’individuo ed hanno a che fare con la sospensione, l’isolamento o l’allontanamento dello stesso dai ruoli e dalle attività lavorative che la società prevede per lui in quanto cittadino (o suddito).
I danni sociali sono sicuramente tra i peggiori di quelli causati da alcune sostanze in quanto riguardano anche l’aspetto psicologico dell’essere individuale nell’interazione con i suoi simili e causano degli effetti devastanti sulla mente. Inoltre un’interessante studio sulla dipendenza psicologica, di cui riporto il link per evitare prolusioni fuori luogo (http://www.huffingtonpost.it/johann-hari/la-piu-probabile-causa-dipendenza_b_6537964.html
) , ha dimostrato come la dipendenza psicologica sia un fatto sociale:
dipende tanto dal gruppo di coetanei che si frequenta e in cui ci si immedesima, quanto dall’ambito familiare; è stato infatti dimostrato, tramite un esperimento sociale sui topi, che la dipendenza e la ricerca di una sostanza stupefacente derivano da una mancanza che si prova nei confronti di qualcuno (che appunto viene sostituito da qualcosa) oppure da un’attitudine condivisa dalle persone con le quali si cresce e si vive quotidianamente.
È importante anche far notare che i danni sociali sono un risvolto indiretto delle sostanze stupefacenti ossia dipendono tanto dal danno che la sostanza arreca alla mente quanto dall’azione della società che esclude e mette da parte il “tossico” come un essere infetto, trattandolo alla stessa stregua di un capro espiatorio: questo atteggiamento acuisce la dipendenza psicologica in quanto la sostanza diventa l’unica cosa che vale la pena cercare nella giornata in quanto rappresenta l’unico ‘affetto’ che si è in grado di provare, l’unica cosa la cui porta resta sempre aperta e in cui si ritrova sempre ‘un sicuro conforto’.
La società attuale dovrebbe riconoscere il proprio ruolo e la propria colpa nella proliferazione delle cosidette “droghe” in quanto sono sempre state trattate come un tabù ed essa non ha mai avuto il coraggio di affrontarle direttamente, preferendo nascondersi nell’ipocrisia di un falso moralismo che ha peggiorato solo il problema sociale ad esse connesso.

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Nella classifica Lancet a cui facciamo riferimento, la cannabis occupa il nono posto con un danno sociale pari a 1,50 (in una scala che va dal 2,54 dell’eroina al 0,85 del Kath).
In effetti, è corretto far notare che la cannabis è una sostanza specialissima che possiamo definire come un potente amplificatore emotivo di coscienza (diversamente dalle altre sostanze, compreso l’alcool, che ne sono un alteratore) che in quanto tale conduce ad abbandonare i limiti corporei e mentali ed a disperdere nell’etere le proprie energie: classico e generalissimo effetto dello ‘Stone’ è infatti una certa latenza e passività (ovviamente non con tutti gli strain, ma dipende) che si risolve in uno ‘stare sulle nuvole’, sicuramente poco adatto ai ritmi che la società impone al giorno d’oggi per stare al suo passo ma estremamente adatto per staccare da essa e far ritornare l’organismo ai suoi reali ritmi biologici.
La cannabis quindi, per citare una famosa frase, non ti allontana dai problemi ma semplicemente ti fa capire (o credere) che non vale la pena di darsi troppi pensieri; ti chiama fuori, in sintesi, ti porta in un altro ‘State Of Mind’ del quale la società non accetta molti aspetti e che, a volte e solo per alcuni, non permette di essere attivi e operativi nella medesima società stando “allo stesso gioco”.

Per questo, quanto è assolutamente vero che di cannabis non si può morire, tanto è vero che di cannabis si può soffrire in particolare quando essa diventa una dipendenza problematica tanto elevata da impedire di portare avanti la propria giornata ed i propri progetti come si desidererebbe.
Da notare anche che l’alcol, nella medesima classifica, occupa il quinto posto: rientra tra le sostanze più potenti e pericolose (eh si, per quanto riguarda l’autore, o si chiamano ‘droghe’ tutte le sostanze o nessuna) e, proprio in virtù della sua potenza costituisce la porta di accesso a tutte le altre sostanze; l’alcol infatti induce la cosiddetta ‘autostima
alcolica’ che si trova alla base di quell’atteggiamento di sicurezza e di immortalità che abbatte i freni inibitori della psiche e spinge con leggerezza verso le altre “droghe”, senza paranoie o preoccupazioni che sono invece spesso indotte dalla cannabis, che soddisfa la nostra ricerca del piacere e che è per questo considerata uno strumento efficace per combattere qualsiasi tipo di tossicodipendenza, in supporto ad una ferrea forza di volontà, ben inteso.

Il danno sociale dell’alcol (2,21) è enorme: la vita delle persone dipendenti da alcol è rovinata in quanto tale sostanza, per la sua dannosità e potenza, risulta ingestibile.

Per quanto riguarda invece i danni fisici, essi sono dovuti all’effetto diretto della sostanza sull’organismo, senza mediazione sociale, familiare o lavorativa. Non c’è molto da dire sui danni fisici poiché tutte le “droghe”
in quanto alteratori fisici e mentali danneggiano l’organismo: si tratta di sostanze esterne che vanno a sostituire dei particolari processi biologici, producendo in tal modo piacere in chi prova tali alterazioni ma recando inevitabilmente dei danni in quanto va ad attecchire sui sistemi interni di ogni organo, sostituendosi alle loro funzioni.
Tale piacere inoltre si trova alla base della dipendenza fisica, ossia del bisogno dell’organismo, che si è assuefatto, di quella stessa sostanza in quanto unico mezzo in grado di produrre quelle reazioni chimiche e biologiche delle quali il fisico ha bisogno e che non è più in grado di produrre da sé essendosi ‘adagiato’ e avendo delegato le proprie funzioni a ‘qualcos’altro’.

Da notare come la classifica Lancett da noi presa in considerazione, attribuisca anche alla cannabis un danno fisico pari di preciso allo 0,99, all’interno di un range che va dal 2,74 dell’eroina allo 0,50 del Kath.
Nonostante il danno fisico esista e sia innegabile, esso è inferiore a quello di tutte le altre sostanze (escluse Popper, GHB e Kath, sostanze usate pochissimo e assolutamente impopolari che non costituiscono quindi un
pericolo sociale molto elevato) e a suo riguardo occorre senza dubbio fare certe precisazioni del caso: in primo luogo, la cannabis è una sostanza assunta dall’esterno in diversi modi ed a seconda delle assunzioni cambia anche il danno fisico da essa arrecato; eliminare il tabacco, ad esempio, è già un buon inizio per diminuire il danno, usare vaporizzatori è sicuramente uno dei migliori traguardi per ridurlo al minimo.
In secondo luogo, i danni fisici della cannabis sono attenuabili attraverso un corretto e responsabile utilizzo della sostanza: usarla e non abusarla è un ottimo modo per rendere questi danni praticamente inesistenti o comunque
riassimilabili dall’organismo in 12\14 ore al massimo. Inoltre l’abuso rovina il totale godimento della sostanza in quanto se abusata produce intossicazione e assuefaziome, alla stessa stregua di un medicinale . L’uso
di cannabis potrebbe essere per questo accompagnato dalle corrispettive informazioni sulle modalità d’uso e sulle controindicazioni, proprio per scoraggiarne un abuso e per ridurre tutte le problematiche ad esso collegate.

In terzo luogo, la cannabis è una sostanza al 100% naturale, che non subisce la lavorazione chimica o industriale: essa viene utilizzata così come è, raccolta dalla pianta che l’ha generata, senza ulteriori lavorazioni umane che non siano la seccatura e la conservazione in barattoli vitrei; è palese che il danno fisico di un prodotto naturale, se
usato CORRETTAMENTE e/o in modo terapeutico, è minimo e sicuramente inferiore a tutto ciò che viene prodotto dall’uomo (tabacco, superalcolici e molti cibi, basti guardare alla coca cola – articolo,
http://www.huffingtonpost.it/2015/07/30/coca-cola-infografica-effetti-corpo-dopo-lattina_n_7901846.html
– e alla nutella – articolo,
http://www.ilfattoalimentare.it/nutella-delude-nel-confronto-con-novi-magnum-intense-e-lindt.html
-).

Il danno fisico di altre sostanze, come l’alcool (1,40) e tabacco (1,24), è notevolmente maggiore e sicuramente non attenuabile o riducibile come quello della cannabis: non si tratta di sostanze naturali né di sostanze
che possono essere ‘migliorate’ nei modi e nei tempi dell’assunzione, soprattutto per il tabacco. Eppure queste droghe restano legali e l’unico motivo della loro legalità risiede nel fatto che si tratta di sostanze che
appartengono alla nostra cultura da secoli e che sono radicate nella nostra società da sempre. Questo è l’unico motivo, di contro a tutti gli usi, terapeutici e industriali, di cui la cannabis è portatrice e per i quali
sicuramente essa è stata vietata nel corso del secolo scorso attraverso una subdola ma efficace demonizzazione della stessa e una potente manipolazione mediatica della coscienza collettiva.
Ma ahimè, una cosa che i proibizionisti non hanno mai capito è che il divieto aumenta in modo malsano il desiderio: è nella logica della Natura umana e, proprio in virtù di tale logica, nessun proibizionismo funzionerà mai, neanche quello  divino, come la leggenda di Adamo ed Eva ben ci dovrebbe insegnare; ma gli uomini hanno il brutto vizio di non imparare mai dalle storie dei loro padri e dei loro maestri e a ricadere nei medesimi errori.

 

 

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2 commenti su “Analisi: I danni delle sostanze

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