9 Euro/grammo per la Cannabis ad uso medico, i farmacisti insorgono: “troppo poco” e la Lorenzin convoca un tavolo tecnico

9 Euro/grammo per la Cannabis ad uso medico, i farmacisti insorgono: “troppo poco” e la Lorenzin convoca un tavolo tecnico
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Siamo all’apice dell’incredibile.

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Dopo le analisi riportate in cui i farmacisti italiani si lamentavano del nuovo prezzo fissato dal Ministero per la Cannabis Terapeutica, giudicandolo a loro avviso troppo basso e dunque inadatto a coprire tutte le loro (e solo loro) spese di preparazione galenica ed il loro (lauto – circa 20 euro/ora) stipendio, il Ministro Lorenzin ha deciso di convocare un tavolo tecnico per discutere del “problema” con i farmacisti.

Ennesimamente vengono prese in considerazione esclusivamente le richieste “del mercato”, ci si passi il termine, in quanto se questo prezzo vada bene o meno al “paziente” o alle persone poco importa: l’importante è che esca un prezzo adatto a continuare imperterriti il loro businnes.

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Le farmacie dovrebbero vendere in PASSIVO? Certo! Finchè il prezzo di PRODUZIONE E DI PRIMA DISTRIBUZIONE RIMANE ELEVATO, si può cosi fissare il PREZZO FINALE DI VENDITA, ma esso risulterà inadeguato per il DISTRIBUTORE, in quanto tutto il “lucro” va nettamente a finire nelle sole mani del PRODUTTORE (in questo caso lo Stato con l’istituto di Firenze).

Per sintetizzare al massimo, finchè “sopra” si tende e si vuole guadagnare “molto” sulla cannabis ad uso medico e mantenere centralizzata la produzione e riservata alla farmacie la distribuzione è ovvio che esse in qualche prodotto avranno molto meno “spessore di margine” se non si abbassa mai il prezzo di produzione iniziale.

Situazioni simili ma ovviamente molto meglio strutturate sono avvenute in Uruguay, tra l’altro con dei ceppi di cannabis selezionati proprio a Rovigo qualche anno fa.




In Uruguay è avvenuta una pseudo legalizzazione/liberalizzazione, un ibrido, nel quale la cannabis viene già venduta a prezzo fisso di qualche euro al grammo e chiunque può associarsi per coltivare, autoprodurre ed addirittura fornire i “dispensari”; in quel clima disteso di libertà, sono state proprio le farmacie a RIFIUTARE LA DISTRIBUZIONE in quanto APPUNTO essa andava in alcuni PRODOTTI in passività economica nella vendita.

Che in Italia succeda lo stesso rapidamente ne abbiamo molti dubbi, ma sicuramente il tentativo accomodante di servire “a miglior prezzo” i “clienti” (ops: pazienti), andrà clamorosamente a finire in nulla, proprio grazie alla retromarcia dei distributori ufficiali ed unici autorizzati (farmacie).

Il prezzo di vendita al pubblico attualmente fissato per la cosiddetta Cannabis terapeutica rischia di compromettere dunque la possibilità per le farmacie di realizzare le preparazioni magistrali a base di questa sostanza, a danno dei pazienti.
Questa circostanza, che la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani aveva già segnalato in fase di istruttoria del provvedimento di fissazione del prezzo nazionale, ha portato alla richiesta di avviare un confronto urgente che le organizzazioni Fofi, Federfarma, Asfi, Assofarm, Farmaci Unite, Sifap e Utifar hanno rivolto al Ministro della Salute, Onorevole Beatrice Lorenzin.

Al di là del caso particolare della Cannabis, si legge nella richiesta, è la stessa Tariffa nazionale dei medicinali che andrebbe rivista nel suo complesso. Infatti, benché la normativa preveda che la tariffa venga aggiornata ogni due anni per allineare gli importi all’andamento del mercato, gli importi oggi in vigore sono immutati da oltre vent’anni. In questo modo diviene sempre meno sostenibile economicamente la realizzazione delle preparazioni magistrali da parte delle farmacie, con un crescente disagio per i pazienti. I destinatari delle preparazioni sono in maggioranza pazienti fragili – neonati, bambini, persone affette da malattie rare – i cui bisogni clinici non trovano risposta nel farmaco di produzione industriale.




”In tempi di personalizzazione della medicina – si legge una nota – è grave che uno dei principali strumenti per adattare le terapie ai bisogni individuali del paziente sia reso impossibile per motivi economici. Quello della Cannabis, in definitiva, è solo il caso più recente di prezzo inadeguato: la revisione della Tariffa nazionale, come previsto peraltro dalle leggi vigenti, non è più rinviabile”.

Sicuramente si sta per entrare in un processo di loop nel quale il vero ed unico cambiamento possibile è raggiungere la liberalizzazione della cannabis sotto tutti i profili, senza insistere con una divisione che ha come risultato solo variazioni economiche dei valori della merce a discapito della reale fornitura per il paziente.

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